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Sangue dal cielo
 
Sangue dal cielo 2015-09-10 07:32:58 Portoro
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Portoro Opinione inserita da Portoro    10 Settembre, 2015
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Questioni di meteo

In questo romanzo piove un po’ troppo. Si comincia a imbarcare acqua fin dalla prima pagina, e poi via a precipitazioni sparse, anche di una certa intensità. Ma è niente rispetto al diluvio lessicale che attinge dall’italiano, dal barbaricino, e da quell’ineluttabile mescolamento che troviamo nel “popolo”. In tanti scrittori contemporanei (tutti radicatissimi nella propria terra) c’è una nostalgia del pensiero rustico – ma filtrato, riorganizzato in termini editoriali fino alla parodia più o meno involontaria. Riprodurre l’ingenuità implica una prosopopea odiosa, cioè un complesso di superiorità da fini letterati (...), e l’esito – non di meno – è piuttosto goffo. In pochi, tuttavia, sembrano accorgersene. Questi libri contaminati, tra Arcadia e folclorismo, si vendono. Piovono fitti in libreria. Spesso si parla di “stile”, piuttosto che di moda. O di “poetica”, in luogo di operazione editoriale. Un’operazione scrupolosa, che si regge sulle specialità del posto con erudite concessioni al vocabolario alto, e a una fraseologia da ricamo industriale. Ma di cosa si sta parlando? Di un giallo sardo. Omicidio, indagini, macchiette di provincia che vanno e vengono sullo schermo aristocratico del narratore Poeta. Concetti poveri che, in balia di una studiatissima prolissità, sembrano già qualcos’altro (filosofia?). Descrizioni minuziose, leccate, che lasciano sgomenti come un quadro iperrealista. E, ancora, similitudini dell’entroterra, metafore da agriturismo, etnografia velata di politica (non troppo, però). Consigliatissimo per capire lo stato della narrativa italiana.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
A chi non mai assaggiato il cinghiale.
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Commenti

3 risultati - visualizzati 1 - 3
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siti
10 Settembre, 2015
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Condivido pienamente tutto quello che hai espresso con questa gradevolissima recensione. Ho provato le stesse sensazioni da te espresse leggendo proprio questo autore con l'ultimo della sua trilogia, ho gradito solo quando non ha parlato di Sardegna in "L'importanza dei luoghi comuni". Ciao e ancora i miei complimenti.
In risposta ad un precedente commento
Portoro
11 Settembre, 2015
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Grazie Laura. Di Fois ho tentato anche "Nulla" reggendo solo per una ventina di pagine: lirismo stereotipato, frasi brevi a spezzettare il discorso indiretto libero; elenco "telegrafico" di stati d'animo e metafore (altra moda tediosissima). In generale, trovo gli ultimi sardi di maggior successo molto sopravvalutati, e illeggibili. Dopo Mannuzzu, che seguivo con gusto un po' di anni fa, niente più.
C.U.B.
11 Settembre, 2015
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Si salvi chi puo' , per tutti gli altri AMEN.
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