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Il ritorno dei vecchietti del Bar Lume
Per i vecchietti del Bar Lume questa è la quinta avventura, se escludiamo i sempre più numerosi racconti inseriti nelle antologie collettanee della Sellerio.
Questa volta i quattro “penzionati” di Pineta, insieme al “barrista” Massimo Viviani ed alla nuova commissaria Alice Martelli (introdotta nella serie proprio con uno dei racconti brevi) si trovano ad indagare sulla misteriosa scomparsa della signora Vanessa Benedetti, proprietaria e gerente di un agriturismo a Pineta. Accusato dell'omicidio il marito dal quale era ufficialmente divorziata, ma solo per ragioni fiscali/economiche. Ad accusare l’uomo dell'omicidio oltre ai quattro ficcanaso per innata vocazione, anche un apparentemente infallibile sensitivo/cartomante: Atlante il Luminoso, il quale in televisione afferma di sapere dov'è la donna. Tuttavia, dopo pochi giorni la situazione si complica oltremodo a seguito di quello che sembra, a tutta prima, un sorprendente suicidio e di una altrettanto sorprendente ricomparsa (non dico di più per non svelare troppo la trama).
Come al solito la soluzione arriverà come una improvvisa folgorazione a Massimo che, aiutato, questa volta, dall'ortopedico Cesare Berton, già conosciuto in un precedente romanzo, individuerà il bandolo dell'ingarbugliata matassa.
Malvaldi, come al solito è una garanzia: i suoi romanzi, scritti con uno stile impeccabile, scivolano lisci come la seta, dall'esordio all'epilogo. Dopo poche pagine si comincia a parlare e, quasi, a pensare con l’esilarante cadenza toscana dello scatenato quartetto divertendosi alle loro fulminanti battute in vernacolo.
La trama gialla, mai banale, non è, però, di quelle che fanno perdere il sonno alla ricerca della soluzione. È più l’ordito attorno al quale l’autore intesse un’abile descrizione dei vari personaggi e dell’atmosfera che si respira nel paesino di Pineta, quest’ultima così ben tratteggiata che pare di odorare il profumo del salmastro e della resina dei pini in quelle afose giornate agostane tipiche della riviera tirrenica.
“Il telefono senza fili” non è forse il migliore dei romanzi della saga, ma, come ho avuto modo di dire in passato, trovarsi un Malvaldi da leggere è come incontrare un amico con il quale non si sono avuti contatti per un certo tempo: senza aspettarsi da lui cose superlative il solo fatto di poterci passare un po’ di tempo in compagnia rallegra lo spirito e rende lievi i minuti trascorsi assieme.
Vorrei chiudere, però, con una tiratina d’orecchie (o meglio, una petizione), non a Malvaldi, ma alla Sellerio. Come detto sopra questo è solo il quinto romanzo della serie, ma Malvaldi ha scritto anche otto racconti brevi ambientati al Bar Lume di Pineta (L'esperienza fa la differenza; Il Capodanno del Cinghiale; Azione e reazione; La tombola dei troiai; Costumi di tutto il mondo; Aria di montagna; Non si butta via nulla; Fase di transizione). La Sellerio, con sapiente abilità commerciale, ha inserito questi racconti nelle antologie che rilascia in ben precise cadenze stagionali (per Natale, Capodanno, Ferragosto, inizio delle scuole, etc.). Ora, per un appassionato della serie, come chi scrive, che non si sente in obbligo di seguire anche tutti gli altri giallisti della scuderia Sellerio, sta diventando sempre più difficile tenere il passo con le vicende della premiata ditta Ampelio Viviani & Co. Infatti, per quanto ogni romanzo sia perfettamente autonomo, le storie sono, comunque, collegate da un tenue fil rouge che ne sequenzia la successione cronologica assieme all'evoluzione della vita dei personaggi principali. Dispiace, quindi, scoprire che s’è perso qualcosa nel frattempo, perché contenuto in questa o quella antologia che non si è voluto o potuto comprare. Non sarebbe il caso, dunque, di riunire quanto già pubblicato in un’unica raccolta? Ormai materiale ce n’è abbastanza per riempire un corposo volumetto tutto di racconti del Bar Lume: visto il successo che hanno queste storie credo che sarebbe anche economicamente conveniente per l’Editore.