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Le righe nere della vendetta
 
Le righe nere della vendetta 2015-07-08 08:41:30 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    08 Luglio, 2015
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Non solo veleni

Oreste Vannucci, il prefetto delle fabbriche dei Gonzaga, viene rinvenuto morto nel suo appartamento senza segni apparenti di violenza. Si scoprirà ben presto che è stato assassinato per mezzo di una camicia intrisa di un potente veleno; le indagini, per scoprire il movente e l’omicida, .sono avviate dal capitano di giustizia Biagio dell’Orso, un uomo tenace e mai domo.
Inizia così il giallo storico scritto da Tiziana Silvestrin, una narratrice mantovana, appassionata di storia e in particolare di quella dei Gonzaga.
Fra colpi di scena, tra personaggi esistiti realmente e con una storia parallela che vede protagonisti contrapposti Lucilla, una bella ragazza con vocazione da medico e il domenicano Giulio Doffi, capo della locale Santa Inquisizione. si sviluppa una trama quanto mai avvincente, capace di tenere il lettore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Lo stile non ridondante, ma nemmeno scarno e che definirei sobrio, l’esatta descrizione dei protagonisti, sia quelli esistiti veramente, sia quelli di fantasia, l’atmosfera di tensione sono innegabili qualità di questo romanzo, a cui in verità mi sono accostato con un po’ di titubanza, forse perché temevo fosse uno di quei prodotti in cui, a fronte di una vicenda intricata, si trascurava tutto il resto. E invece ho dovuto ricredermi, perché non si tratta di un’opera marginale, ma di un lavoro di eccellente qualità, come non se ne trovano tanti in giro, e credo che alcuni scrittori, immeritatamente blasonati, proverebbero invidia, solo se avessero l’umiltà e la compiacenza di leggerlo. Quel che intendo dire è che Le righe nere della vendetta meriterebbe un successo e una notorietà ben superiori. Dopo questo breve inciso, che tende a dimostrare che l’essere bravi autori sovente non è sufficiente per entrare nelle grazie di un numero rilevante di lettori, ritorno al romanzo della Silvestrin.
Il capitano di giustizia, il nostro eroe, arriverà alla soluzione del caso, seguendo un filo logico che non fa una grinza, tanto che chi legge perverrà insieme a lui a scoprire il movente e l’assassino. Biagio dell’Orso è il Maigret dell’epoca e oltre a destare una immediata simpatia, ne ha anche alcune caratteristiche, come quello di essere sì intransigente nell’esercizio delle sue funziono, ma anche di essere dotato di una forte carica umana.
In questo giallo storico ho molto apprezzato le splendide descrizioni di Mantova nel XVI secolo e così palazzi, piazze, vie e chiese si materializzano davanti agli occhi, tanto da non sembrare antiche e immote vestigia, bensì vive, come le genti che vi si trovano, una sensazione particolarmente piacevole e realistica che é un valido “di più” nel contesto dell’opera.
Sono 292 pagine, che ho letto in pochissimo tempo, teso sempre a seguire quel filo logico per arrivare alla verità, un’impazienza che contrastava con il nascosto desiderio che la lettura non avesse termine. E, invece, per quanto ampiamente soddisfatto, sono purtroppo giunto alla conclusione, ma questo naturale rammarico è attenuato dal fatto che Tiziana Silvestrin ha scritto altri due romanzi con protagonista Biagio dell’Orso, libri che mi sono ripromesso di leggere quanto prima.

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