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CON UN PALMO DI NASO!
Ti sta subito simpatico, se non avevi avuto modo di conoscerlo prima negli altri libri di Francesco Recami, classe 1956, Amedeo Consonni, il protagonista di “L’uomo con la valigia”. Ti piace, perché faceva il tappezziere, uno di quei mestieri che oggi non si fanno più, perché vive in una anacronistica casa di ringhiera, perché è anziano, perché si caccia nei guai e infine perché non si scandalizza quando le sue avventure lo costringono ad affrontare il degrado morale della Milano contemporanea. E non ultimo ti diverte lo scherzetto che lo scrittore ti fa quando arrivi agli ultimi capitoli, deviando verso la commedia e facendoti restare con un palmo di naso, se ti aspettavi il classico scioglimento da romanzo giallo. Il motore della vicenda è comunque tipico del genere: Consonni rischia di essere accusato dell’omicidio di una giovane donna, ha poco tempo per trovare il vero assassino e dimostrare la sua innocenza. Deve allora fuggire portandosi dietro una valigia per non essere arrestato, rendendosi irriconoscibile mediante peripezie varie, compreso il furto di una carta d’identità. La sua discensio ad inferos nei paesi che oggi gravitano attorno alla metropoli lombarda, la cosiddetta Brianza, lo porta a contatto con figure e situazioni tipo: i centri sociali, i motel anonimi, i seduttori di provincia, le villette a schiera, le palestre, le prestazione sessuali obbligate a docenti universitari poco professionali, madri protettive e bambini viziati. Parallela alla sua immersione nello spirito dei tempi è quella della sua abitazione: la vecchia casa di ringhiera infatti è preda della tentata speculazione di due architetti alla moda che agiscono con la complicità di un funzionario del comune corrotto. Dunque tutto molto familiare, niente di davvero spaventevole. Il male non viene negato, ma la senilità insegna a prenderlo con ironia.