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Una relazione da tenere segretissima
Per Andrea Camilleri il termine “La relazione” ha una duplice valenza in questo romanzo non appartenente all’universo del commissario Montalbano.
Innanzitutto “La relazione” è il rapporto ispettivo che l’integerrimo Mauro – funzionario della vigilanza bancaria (“Sono un ispettore bancario… mi mandano a ispezionare le banche per vedere se tutto è in regola”) incaricato di indagare su un’azienda di credito in odore di truffe e corruzione – sta stilando, per trarre le conseguenze del caso.
Anche per questo, Mauro subisce molte e varie (“Mutti, poco fa mi hanno telefonato dalla casa editrice per dirmi che quell’enciclopedia che avevi prenotato...”) azioni di disturbo (“Che tradotto significa: state attenti come vi muovete con la Banca Santamaria”) che aumentano per intensità e per potere devastante (“… stanno scatenando una guerra dei nervi contro di lui?”) sulla vita lavorativa e privata dell’ispettore, riversando su di lui una carica di apprensione (“… è vero o no che sua sorella è deceduta in una clinica per malati di mente?”) nel groviglio degli interessi di personaggi altolocati (“La denunzia all’Autorità Giudiziaria… Quindi guai grossi per il Sottosegretario, il Senatore e compagnia bella anche se non coinvolti in prima persona”) e dei meccanismi di carriera tra superiori collusi e colleghi rapaci.
Nella seconda accezione, “La relazione” è quella che Mauro intreccia con Carla (“Una relazione da tenere segretissima come quella che stai scrivendo?”), la bella escort che – sempre per uno degli equivoci montati ad arte dai burattinai occulti – viene inviata a casa di Mauro, mentre la moglie Mutti è in vacanza con il figlioletto.
Il clima è un misto tra la commedia del paradosso e il romanzo di tensione, forse paragonabile a “Il sospetto” (Suspicion) di Alfred Hitchcock, il film tratto dal romanzo “Before the fact” di Anthony Berkeley nel quale la protagonista si sente minacciata dal marito e in ogni gesto del consorte legge un progetto preordinato dall’uomo per impossessarsi dell’eredità.
Fin dalle prima pagine s’intuiscono orientamento ed epilogo della vicenda, ma bisogna pur riconoscere che Camilleri (“IL FUMO UCCIDE. Sorride. La frase minacciosa potrebbe essere facilmente stravolta. IL FUMO UCCIDE LA NOIA”: e questo passaggio non ricorda la parodia di Fiorello che, qualche anno fa, rappresentava lo scrittore come accanito fumatore?) è maestro di intrighi ambientati nell’humus italico.
Bruno Elpis
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