Dettagli Recensione
Attenzione è una droga
Per me questo è stato il primo approccio con Dazieri e ho capito che, oltre che di talento, è dotato di una tecnica solidissima, che gli permette di intessere una trama incalzante e credibile.
La storia ruota attorno a tre personaggi: Colomba Caselli è un talentuoso ufficiale di polizia, indebolita nel corpo e nello spirito in seguito a un traumatico evento professionale, ora riprecipitata in servizio su esplicita preghiera del suo capo. Dovrà affiancarsi a Dante Torre, il tristemente famoso uomo del silo, rapito da bambino e tenuto prigioniero in una specie di granaio per undici anni dal terzo personaggio, la misteriosa figura da Dante soprannominato Padre.
Quella di Dante è stata un’esperienza ai limiti della follia. Privato di ogni contatto sia con l’esterno sia con ogni essere umano, ad eccezione del Padre stesso, non solo per un tempo lunghissimo, ma anche negli anni cruciali della crescita e della formazione di un essere umano.
Ammaestrato come una bestia, punito o premiato a seconda dei capricci del suo carceriere, Dante conosce la libertà solo da adolescente, e da adulto è l’unico a credere che il Padre sia ancora in circolazione e non sia invece la figura che è stata trovata suicida anni prima da forze di polizia troppo lente e incapaci.
Sviluppa una personalità eccentrica, mettendo a frutto una capacità di osservazione e analisi fuori dal comune, nonché una serie di paure e manie; si occupa, il più possibile nell’ombra ma con eccellenti risultati, di consulenze in tema di abusi infantili e persone scomparse ed è proprio in seguito al rapimento di un bambino che si troverà ad affrontare assieme a Colomba il suo incubo peggiore: il ritorno dell’uomo che gli ha distrutto la vita.
I tratti psicologici sono ben delineati, ogni elemento della storia è concatenato all’altro, e quando si crede di aver intuito l’enigma, si rimane spiazzati dai risvolti inquietanti. Le labirintiche pagine, ci avvertono sin da subito: qui non si scherza.
Un romanzo in apparenza costruito come una caccia al serial killer, ma che lentamente mostra un altro volto, un altro substrato, che rende la trama molto più palpabile di quella di molti romanzi thriller d’oltreoceano, dopati con trovate ad effetto nel tentativo di mascherare la poca sostanza.
La sfondo che Dazieri disegna pagina dopo pagina,rivelazione dopo rivelazione, mostra alla fine un quadro dai contorni chiari, senza sbavature o arzigogoli che mettano a dura prova la paziente sospensione dell’incredulità del lettore.
Giocando tra il reale e l’onirico, Uccidi il padre non è solo un romanzo avvincente, ma è anche l’epifania di un affare piuttosto “sporco”. Così, la semplice caccia al killer, rivelerà nello specifico un substrato raccapricciante. E con una cifra stilistica disinvolta, ironica, soprattutto nei dialoghi serrati, l’autore condurrà il lettore verso un finale che non è affatto scontato, anzi riserverà un’ulteriore sorpresa. È per questo che non si può fare a meno di “innamorarsi” di questi personaggi rotti, spaccati, che riflettono un mondo altrettanto disintegrato e impuro.
Un ritmo molto ben dosato, fatto di brusche acceleratee e momenti di quiete, sino alla scarica elettrica degli ultimi capitoli e a un finale che scioglie tutti i nodi ma ne rivela, all’improvviso, altri e più complicati; facendo tuttavia perversamente calare il sipario come una luce che si spegne all’improvviso e che lascia il lettore al buio, con le proprie domande.
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