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Un thriller nei dintorni di Bellano
Siamo alla fine del milleottocento e, questa volta, il pittoresco borgo di Bellano fa solo da sfondo ad una vicenda ( con connotati da autentico thriller) che si svolge nei dintorni del paese : in una villa (Villa Alba), dimora di una strana e misteriosa nobildonna, e nei pressi del santuario della Madonna di Lezzeno, ove un pacioso rettore deve districarsi tra le liti di esilaranti comari che gestiscono pollai e campi. La villa è frequentata anche da illustri personaggi del tempo, il famoso antropologo criminale Cesare Lombroso e la quasi altrettanto famosa (all’epoca) spiritista di fama internazionale Eusapia Palladino, alle cui fumose teorie sembra cedere l’illustre medico. Funge da cameriera (ed ecco il collegamento tra i due ambienti narrativi) Birce, creatura evanescente ed ingenua, dotata di strani poteri, nonché figlia di una delle comari del santuario. Il coautore del romanzo, Massimo Picozzi, illustre psichiatra, criminologo e scrittore, tratta da par suo le vicende contrastate delle teorie lombrosiane, includendo nella narrazione la figlia di Lombroso, Gina, il suo più valido assistente, il fedelissimo Salvatore Ottolenghi, nonché noti personaggi dell’epoca tra cui Paolo Mantegazza, fisiologo ed antropologo dell’Università di Pavia. Nel frattempo si indaga su vari delitti, compiuti sempre con le stesse modalità da un personaggio insospettabile, ed accomunati dalla presenza di foglietti con strane formule matematiche. Il giallo è abbastanza intricato, i delitti sono misteriosi ed efferati. Si assiste anche ad una seduta spiritica, guidata dalla medium Palladino, mentre nei pressi del vicino santuario le comari, in un contesto crescente di situazioni comiche, si fanno la guerra per conquistarsi l’appoggio del rettore ed un posto di lavoro, in bilico a causa di una famelica faina che sgozza le galline ovaiole e di farneticanti accuse di stregoneria alla madre della povera Birce. Il romanzo è forse uno de più godibili della recente produzione di Andrea Vitali, sostenuto dalla collaborazione di Massimo Picozzi. Vi traspare una evidente critica alle teorie di Lombroso, fondatore e sostenitore dell’antropologia criminale, basata sulle relazioni tra comportamento criminale e caratteristiche anatomiche (“criminale per nascita”), teoria poi ampiamente sconfessata e ridicolizzata nel secolo successivo. Un romanzo consigliabile, di piacevole lettura, distaccato dalla consueta routine della pittoresca umanità di Bellano.