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MORIRÀ?
“La banda degli Amanti”, l’ultimo di Carlotto, è arrivato all’ultima pagina. Prima o poi, doveva accadere. Ho centellinato questo romanzo per assaporare fino all’ultima goccia la compagnia dei suoi personaggi, che meritano la nostra attenzione: ci parlano senza pudore di noi, dei nostri orrori quotidiani.
L’Alligatore è tornato, dopo anni di assenza. Ha deciso di rimettere insieme i pezzi del suo cuore da bandito, consumato da una lunga guerra e da una tragedia. Finisce in un’altra guerra, perturbante perché combattuta da mondi diversi: un’occasione ghiotta per i lettori che già li hanno conosciuti, ma separatamente.
Il mondo dell’Alligatore è pericoloso, romantico. Il sangue scorre insieme alla passione. Il cuore fuorilegge che lo anima non appartiene più al nostro tempo, ma è grande, enorme. Se ne frega delle mode. Rispetta il dolore, rispetta il suicidio. Rispetta gli amori segreti. Soprattutto, rispetta le sue regole, che sono forza e debolezza, croce e fondamenta.
“Le vostre patetiche regole del cazzo.”
Il mondo di Giorgio Pellegrini è diverso. Qui il rispetto non esiste. Qui conta solamente il potere, il controllo. Giorgio Pellegrini è sadico, perché l’unico modo di essere sicuri di controllare un essere umano è farlo soffrire. È “una fogna brulicante di progetti perversamente geniali”, che si nutre della sofferenza altrui. “Narcisista perverso” da manuale, si distingue per creatività, intelligenza e consapevolezza: sa riconoscere il vero amore, quindi gode nell’umiliarlo, sfotterlo, distruggerlo. Figurerebbe bene nella distopia orwelliana, ma si ambienta anche meglio nel nostro presente.
Diverso anche il mondo del commissario Campagna, dello sbirro onesto nonostante tutto, dell’uomo semplice amorosamente attento al suo piccolo cosmo famigliare. Un mondo circondato da nemici. Un mondo amaro. Senza illusioni. Il commissario fa finta che la gente abbia una qualche considerazione del suo lavoro, ma non ci crede. Non osserva scrupolosamente le regole, ma non perde mai di vista i suoi principi.
Sullo sfondo, miserie e immondizie del Nord Est italiano, orfano dei suoi splendori fasulli. In un angolo lontano scintilla il mondo dei veri ricchi, quelli che si spartiscono davvero la terra e la torta: un mondo minuscolo, viziato dai privilegi, privo di sentimenti. Questo è il mondo dell’avidità, quella autentica. Forse è il peggiore.
Il confronto tra i personaggi, sostenuto dai dialoghi densi e da uno stile che aderisce al contesto, innesca suspense e tensione, accende il ritmo. Ancora più interessanti le domande, i dubbi che accompagnano il gioco e le danze. Chi morirà? Chi vincerà? Ammesso e non concesso che ci sia vita, che la vittoria abbia un senso.
Dovrai scoprirlo da solo, carissimo lettore.
“La rogna è tua.”
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