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Una lama di luce
 
Una lama di luce 2015-02-10 20:07:19 catcarlo
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
catcarlo Opinione inserita da catcarlo    10 Febbraio, 2015
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Una lama di luce

Uscito nel 2012, questo libro racconta la ventesima (o pressappoco) indagine del commissario Montalbano e non è logico aspettarsi chissà quali sussulti imprevisti: assai più ovvio, invece, trovare i personaggi e le situazioni consuete che, in fondo, costituiscono una delle basi del successo della serialità. Dagli strafalcioni di Catarella ai pranzi e alle cene quantitativamente imbarazzanti non manca niente, anche perché il commissario – malgrado gli anni che passano – mangia (e beve) dimostrando gli appetiti di un giovanotto. Il tema del tempo che scorre inesorabile costituisce in fondo l’unica variante di rilievo rispetto allo svolgimento classico, ma va anche detto che era già stato introdotto in precedenza: in ogni caso, niente a che vedere con le traversie sanitarie di un Wallander, tanto che le considerazioni a riguardo spuntano solo di quando in quando. Il nucleo della narrazione vede invece l’intrecciarsi di tre storie nelle quali Montalbano si trova coinvolto in modo più o meno diretto, ma alle quali deve cercare di dare una spiegazione. La principale è il giallo vero e proprio che scaturisce dalla rapina ai danni di una giovane e bella signora sposata a un danaroso gelosone di mezza età: tutto un complicato viluppo per mettere le mani sulla roba segnato dall’avidità di un gruppo di mediocri piccolo-borghesi che finiscono per farci scappare anche il morto. La faccenda tocca tangenzialmente anche la mafia – che, alla fine, viene quasi incaricata di fare giustizia – ed è caratterizzata soprattutto da un rapporto ai limiti del morboso fra due donne, con una di esse a far la parte della burattinaia: forse esile nel complesso, ma resa interessante dalla capacità di Camilleri nel dosare il buon numero di svolte a sorpresa. A lato si svolgono la caccia a tre extracomunitari sospettati di traffico di armi e l’avventura del commissario con una fascinosa gallerista: passeranno anche gli anni, ma le figone continuano a cascare ai suoi piedi al primo sguardo manco fosse James Bond e lui si premura di amarle con vigore salvo poi farsi venire i sensi di colpa nei confronti di Livia. A proposito della non troppo simpatica compagna del commissario, va notato che la vera novità del romanzo sono le percezioni extra-sensoriali della donna che si assommano ai sogni premonitori di Montalbano. Una forzatura forse eccessiva, ma giustificata, se non altro, dal divertentissimo primo capitolo, in cui l’autore si diletta assai a modificare la realtà con piccoli tocchi narrati in un crescendo comico ritmato da un ritmo perfetto: senza dubbio il momento migliore del libro che ben predispone il lettore intento a rallegrarsi dello stato di forma di Camilleri. Nel prosieguo non tutte le promesse vengono mantenute e il ritorno sullo stesso livello va atteso fino alla conclusione dove, in un’atmosfera decisamente opposta, il commissario riesce (ovviamente) a fare luce su tutti i misteri e, al contempo, è costretto a non rimandare oltre decisioni che riguardano una parte della propria esistenza.

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