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Due "relazioni" da incubo
E’ un bel romanzo questo di Andrea Camilleri. Pur non facendo intervenire il celebrato commissario Montalbano e neppure trattando temi di impegno civile e sociale, Camilleri con “La relazione” descrive con un’abile struttura narrativa, sempre in crescendo, il dramma di un onesto bancario, incaricato dai suoi superiori di redigere una relazione veritiera su una Banca molto chiacchierata, invischiata in manovre poco trasparenti da parte dei soliti politici e politicanti. Il protagonista cerca di svolgere il suo compito nel modo più corretto possibile, ma incontra ostacoli di ogni genere : visite e telefonate inaspettate, incidenti durante le passeggiate, furti inspiegabili e, addirittura, il coinvolgimento in una “relazione” con un’avvenente bionda, che sembra aiutarlo nelle sue disavventure ma che, alla fine, si rivelerà per quello che è realmente. Il pover’uomo, professionalmente e moralmente integro (è anche sposato, ma la moglie è in montagna con il figlio bisognoso di aria salubre), è in realtà ingenuo e sembra non rendersi conto della ragnatela in cui sta per essere avvolto. Purtroppo, capirà troppo tardi : la sua dabbenaggine si trasformerà freddamente in cinismo, con conseguenze che il lettore potrà solo immaginare. Un romanzo che si legge d’un fiato e che suggerisce, soprattutto a chi lavora in certi ambienti ed a certi livelli, di tenere sempre occhi ben aperti, anche al cospetto di invitanti bionde fatali. L’integrità, specialmente se abbinata ad una buona dose di ingenuità, non sempre paga : quando la classica goccia fa traboccare il vaso, può trasformarsi in sete micidiale di vendetta.
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