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Il lunghissimo addio
E siamo al terzo capitolo della Trilogia del Male, proviamo un po’ a riepilogare.
Anno 2011, sono passati cinque anni dalla soluzione del caso dell’Uomo Invisibile, Michele Balistreri è un uomo oramai stanco e disilluso e sta provando a dissolvere lentamente gli spettri del suo passato, o forse stanno morendo insieme a lui.
Della sua vita è rimasto poco, chiuso quasi sempre nel suo ufficio con le persiane abbassate, un fratello che vede ogni tanto, i ricordi oramai sbiaditi di amori mai iniziati, caffè, alcool e sigarette, un ginocchio che lo tormenta quando cammina troppo.
E’ davvero questo il male? Un veleno sottile che non ti lascia? L’oppio che ti ottenebra portandoti ad una lenta e ovattata eutanasia? Balistreri è oramai un uomo stanco e solo, senza più presente, sconfitto dal suo passato, incapace di immaginare qualsiasi futuro.
Ma il passato non dimentica, specie quando il conto non è stato saldato, e Michele Balistreri, grazie alla Primavera Araba che di lì a poco farà cadere la dittatura di Gheddafi, si ritroverà di nuovo davanti alla cassa per pagare, questa volta per l’ultima, il rendez-vouz atteso da quarant’anni.
Cosa dire di questo libro? Che vi consiglio di leggerlo immediatamente dopo il secondo volume della Trilogia, e tutto d’un fiato. Che ancora una volta mi ha fatto sobbalzare sulla sedia per i continui colpi di scena. Che l’ho trovato emozionante e che mi ha fatto soprattutto riflettere, portandomi alla inevitabile e ovvia conseguenza che al di là del Male c’è soltanto il Bene.
“Non sono stati persi questi anni. Non ci sono partenze, destinazioni, arrivi. Solo viaggi se vogliamo viaggiare”