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Un male che non germoglia
Infelice antologia costituita da cinque racconti ad opera di alcune delle firme più illustri del noir italiano.
I comuni denominatori dei vari scritti sono la crisi economica e la sete di denaro, sembrano questi i moventi che emergendo in maniera più o meno lampante giustificano il Male, in teoria quello con la "M" maiuscola, in pratica quello già visto/incontrato/letto troppe volte per potersi ritenere tale.
Si comincia subito male con "Il grifo" di Bonini e De Cataldo, storia di due amici per la pelle costretti allo scontro. Il primo è un giornalista sempre a caccia di clamorosi scoop, il secondo un ufficiale della Guardia di Finanza. Intorno a loro un mondo fatto di personaggi stereotipati tra corruzione e malaffare.
Nessun lampo per una collaborazione pregiata a quattro mani dalla quale era lecito aspettarsi molto di più, soprattutto se si è letto "Suburra".
A seguire c'è Sandrone Dazieri con "Stallone", in cui torna il mitico detective sui generis soprannominato "Gorilla". Ormai ritiratosi, decide di cedere alle suppliche disperate di una madre intenzionata a far luce sulla misteriosa morte della figlia. Dazieri si muove bene alternando microcosmi agli antipodi in cui il protagonista sembra caracollare impacciato, in realtà sempre pronto ad escogitare la mossa giusta.
Nulla di trascendentale ma si legge volentieri.
"Come le mucche nel fango" è invece firmato da Marcello Fois, un racconto piuttosto articolato raramente coinvolgente. Protagonista il Commissario Lucia Merisi alle prese con un caso risalente al passato. Una machiavellica storia di vendetta che rischierà di sconvolgere la vita sentimentale e professionale della donna.
Abbastanza incolore anche "Odissea Blues" di Bruno Morchio. Enrico, commesso viaggiatore di capi "particolari", decide di cambiare vita fuggendo con l'amante. Per attuare il piano al meglio occorrono un sacco di soldi ma procurarseli non sembrerebbe questo grosso problema, a patto di essere disposti a delinquere rischiando la propria vita. Ed Enrico è pronto.
Chiusura efficace per "Un letto di sassi" di Enrico Pandiani, in cui dramma e ironia si fondono abbastanza bene.
La vita sventurata di un inetto domina la scena, il tapino decide di vendicarsi di tutte le persone che l'hanno costretto sul lastrico.
Il colpo di scena è dietro l'angolo, quando tutto sembra perduto le carte in tavola cambiano clamorosamente in maniera quasi demenziale. Se non altro tiene acceso l'interesse e diverte.
Dazieri e Pandiani tengono botta, Fois si perde tra le maglie di un'indagine interessante ma con troppi snodi superflui, Bruno Morchio scrive bene ma viaggia col pilota automatico inserito senza mai riuscire a sorprendere. Fondo di magazzino invece per Bonini/De Cataldo, con il loro banalissimo spaccato italiota.
in definitiva: se cercate brividi, violenza, angoscia e situazioni incalzanti urge rivolgersi altrove.
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Commenti
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Mi ha sorpreso in positivo e non lo conoscevo, hai qualche suo titolo da consigliarmi?
Di Pandiani la trilogia Les Italiens :))
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