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Nato di traverso
Tredici capitoli, tredici istantanee da brivido per l'animalesca vita di Bastiano.
A nove anni rinchiuso in una buca nel terreno assieme ai genitori, nascosto affinchè il padre eviti di partire soldato. Costretto ad alimentarsi con ciò che capita: larve, radici, qualche bestiola, anche con una fettina di mammà all'occorrenza. Forzato ad ingurgitare di tutto, altrimenti arrivano i cariolanti, esseri deformi divoratori di bimbi inappetenti o schizzinosi.
Usciti dal nascondiglio i tre imboscati assumono Cariolante come nuovo cognome di famiglia.
Una stimmate inequivocabile, emblema di un'esistenza che si rivelerà tanto avventurosa quanto disgraziata, in cui il nostro sopravviverà come un animale selvatico guidato unicamente dall'istinto di sopravvivenza, incapace di gestire le più elementari emozioni, orientato a gettare via il surplus e a tenere solo ciò che l'impulso gli suggerisce.
Bastiano è lo strano per eccellenza, il tocco, lo scemo del villaggio; però non è mansueto, è sospettoso, schivo, per necessità o difesa è pronto ad uccidere senza rimorso alcuno.
Non ha amici, gli uomini lo emarginano e lui non li comprende, ancora meno quando parte per la guerra, dove finirà prima disertore in terra ellenica poi stipato in un campo di concentramento nazista dove mostrerà tutta l'insensibilità verso i suoi simili.
Il protagonista si racconta quasi sempre in prima persona: Sacha Naspini utilizza un linguaggio semplice, in cui si percepisce l'odore della campagna, dei boschi, di un mondo agreste all'interno del quale l'antica saggezza contadina si fonde con le aspre leggi della natura; Bastiano è mosso da una furbizia efficacemente primitiva, tanto da ingraziarsi la devozione di un ferocissimo branco di cani randagi capaci di aggredire e straziare parecchie persone, improvvide nell'avventurarsi nel regno incontrastato del protagonista.
Dalla natura gli giungono gli insegnamenti per sopportare gli stenti e le privazioni della guerra e della prigione, non la scaltrezza del confondersi, uniformarsi, amalgamarsi con la società, nonostante eserciti un certo fascino sulle donne regolarmente rovinate dalla sua vicinanza malsana.
Naspini definisce con durezza la brutalità di un mostro che è diventato tale per esigenza e non per scelta o deviazione, un romanzo che si chiude in maniera circolare facendo combaciare partenza e arrivo.
Del resto il posto per uno nato "di traverso" è lontano dagli uomini, a contatto con la terra e con il buio, all' interno dei quali strisciare in attesa di nuove prede.
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Commenti
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in che % è presente la componente che lo classifica come thriller/giallo?
Interessante proprio devo dire.
Ciao, Pia.
Moooolto interessante. Mi sa che anch'io lo aggiungo alla lista.
E poi, sei sempre un bravo commentatore. Ciao
@Silvia
personalmente ti dico che non è un giallo e non è un thriller è il perfetto affresco che ritrae l'uomo senza il raziocinio che si lascia trascinare dall'istinto della fame in tutte le sue forme e che per colmare il suo vorace e insaziabile bisogno si perde nella disperazione.
grazie
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