Dettagli Recensione
Il Mostro di Firenze
Il caso del mostro di Firenze, avente per oggetto ben 16 vittime di omicidi seriali tra il 1968 ed il 1985, è stato sicuramente il più sanguinoso, efferato e tristemente noto della cronaca nera italiana. Ha avuto un enorme risalto mediatico e sociale tanto da creare, nella campagna fiorentina degli anni ’70 e ‘80, una vera e propria psicosi sociale. Il fatto che il profilo delle vittime fosse quello di giovani coppie sorprese durante l’atto sessuale, aprì inoltre un vero e proprio dibattito nell’opinione pubblica italiana, riguardo alla possibilità di concedere ai figli una maggiore intimità all’interno delle abitazioni familiari, evitando loro di dover ricorrere a luoghi isolati.
Un' indagine talmente complessa che ancora oggi, a distanza di 30 anni dall'ultimo omicidio, non è stata scritta la parola "fine”. La teoria del serial killer solitario, la pista sarda, l’ipotesi Pacciani, i compagni di merende, la teoria dei mandanti, il presunto collegamento con il caso Narducci. E poi testimonianze, smentite, ribaltamenti, morti correlate, colpi di scena, processi che in alcuni momenti hanno raggiunto toni perfino folcloristici. Abbiamo visto veramente di tutto.
Mario Spezi e Douglas Preston provano a fare un po’ di chiarezza, fornendo al lettore una personale ed accattivante versione dei fatti.
L'espediente letterario è semplice: il giornalista Spezi, che si è realmente occupato del caso all'epoca dei crimini, riceve all'inizio del romanzo la visita di una giovane regista che gli chiede di parlare del mostro di Firenze.
Il narratore espone con chiarezza e precisione la successione cronologica dei fatti, dal primo omicidio fino ai più recenti provvedimenti processuali.
Spezi e Preston puntano il dito contro la versione dei cosiddetti compagni di merende. Ovvero l’ipotesi, sostenuta dal capo della squadra mobile di Firenze Michele Giuttari, che Pacciani, Vanni e Lotti fossero gli esecutori materiali degli omicidi e che alle loro spalle si celasse una sorta di secondo livello di mandanti a carattere esoterico. Una teoria che ha portato all’incarcerazione di Vanni e Lotti, mentre Pacciani venne trovato morto alla vigilia del secondo processo d’appello. Una “verità” processuale che non hai mai convinto del tutto l’opinione pubblica, che comprensibilmente ha faticato ad immaginare personaggi tanto folcloristici e macchiettistici, per quanto negativi e capaci di compiere azioni orrende, nel ruolo di assassini seriali freddi e calcolatori. A fronte di qualche sparuto indizio, la sensazione è che le prove vere e proprie scarseggiassero, per usare un eufemismo.
I due autori forniscono quindi una loro differente soluzione del caso, in un romanzo-inchiesta particolareggiato, gradevole e di indubbio interesse, per quanto i fatti narrati abbiano una componente morbosa, torbida e perversa difficilmente dimenticabile.