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Malatesta. Indagini di uno sbirro anarchico
 
Malatesta. Indagini di uno sbirro anarchico 2014-10-28 20:01:48 catcarlo
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
3.0
catcarlo Opinione inserita da catcarlo    28 Ottobre, 2014
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Malatesta - Indagini di uno sbirro anarchico: Nero

Uscito per la prima volta nel 2007, questo romanzo breve segna l’esordio di Pietro Malatesta, poliziotto atipico nato dalla fantasia dell’ora quarantenne Mazzoni. Come ogni esordio, il libro si incarica di fissare gli elementi principali del personaggio e del mondo che lo circonda, così che l’investigazione in se stessa passa in qualche modo in secondo piano. L’intreccio è infatti lineare e, per venirne a capo, Malatesta deve far conto più su di un colpo di fortuna che sulle sue capacità investigative: a quel punto, per scelta dell’autore, il lettore conosce già il colpevole che non lo coglie certo di sorpresa, perché i rampolli dI un’alta borghesia annoiata che si trasformano in fascistelli criminali non si possono dire una novità. Molto più riuscita è invece la caratterizzazione del protagonista, anarchico ed ex ultrà calcistico con una cordiale antipatia per il basket, che, appena prima di perdersi come molti suoi amici, ha deciso di entrare in polizia, dove resta in fondo un elemento estraneo: accanto a lui, solo il biondo e taciturno Appuntato (è il cognome), mentre con le gerarchie è scontro continuo. Se questi difficili rapporti talvosta sconfinano nel clichè, molto più indovinata è la strana convivenza familiare (un po’ alla Malaussène) che si è concretata attorno a lui con madre dipendente da marijuana, figlio sulle nuvole ed ex-moglie convivente con il rozzissimo suo nuovo compagno: una buona base per ulteriori sviluppi a cui si aggiunge l’elezione a co-protagonista di una Ferrara (città natale di Mazzoni) colta nei suoi aspetti più marginali attraverso una serie di figure indovinate di gente sconfitta dalla vita. Bilanciando i difetti con i pregi, questo piccolo libro si lascia leggere con velocità e una certa soddisfazione visto anche che quello che si perde in suspence si acquista per le senzazioni agrodolci che si susseguono e per quelle battute che qua e là alleggeriscono l’atmosfera, oltre che per le stilizzate vignette di Andrea Amaducci poste a conclusione di ogni capitolo.

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