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Camilleri in gonnella? E che significa?
Ennesimo libro italiano che deve moltissimo a Camilleri.
La signorina Olga è un'ottantenne della campagna piemontese trasferitasi in un paese vicino Milano.
Nove anni dopo il suo trasloco in un condominio abitato da un quadretto umano di una banalità sconcertante, la signorina Olga viene trovata morta con una corda attorno al collo.
Cominciano le indagini, condotte dal commissario Gilardi e dal suo vice, Santino.
I due, in una pessima imitazione di Montalbano e Fazio, indagano a lungo, immergendosi nella palude di pettegolezzi e faide di condominio.
La trama procede piuttosto innocua per un certo numero di pagine, si hanno delle pseudo-rivelazioni e prima di impantanarsi del tutto, l'indagine viene chiusa.
Ma ovviamente il commissario, che evidentemente non ha niente di meglio da fare, continua a pensarci.
Dopo qualche mese si ritrovano tutti al condominio per un nuovo assassinio, ma ciò accade solo nelle ultime cento pagine, in quando l'autrice nel frattempo si fa prendere la mano e il romanzo, da un giallo sbiadito, scivola in uno stiracchiato rosa, con la signora Lanza (autrice) che tenta impacciatamente di rendere vivi e reali personaggi palesemente finti e piatti.
Insomma, una prosa inoffensiva sposa malauguratamente una scarsa capacità di caratterizzazione, confezionando un romanzo che può tranquillamente essere ignorato.
Anacronistico, nella mia esperienza di condomino, il legame sia positivo che negativo che si viene a creare tra gli abitanti del condominio, ricordo di un tempo passato in cui si dava molta più importanza all'apparenza del buon vicinato e si cercava in tutti i modi di conoscere i propri vicini.