Dettagli Recensione
Un coatto in Val d’Aosta
Adoro i gialli ambientati in Italia, specialmente quando ne conosco la zona, e devo dire che Manzini ha descritto molto bene la realtà del posto.
Sapevo già che difficilmente avrei trovato un altro Montalbano, ma di certo non mi aspettavo Rocco Schiavone.
Il vicequestore Schiavone, guai a chiamarlo commissario, non è entrato nelle mie simpatie. Un coatto di città che si ritrova in un paesino di montagna è come il cavolo a merenda, non so se mi spiego.., specificando poi che è stato spedito li per punizione.
Non è il personaggio in se, quelli che non mi sono piaciuti sono i modi del vicequestore, capisco che per rendere "vivace" la trama uno possa tendere ad esagerare, ma i mezzi e i modi con cui Schiavone si accinge a risolvere il caso proprio non mi vanno giù. Direi che non è proprio un santo e la vita difficile, che caratterizza il vicequestore, a mio avviso non lo giustifica.
Per quanto riguarda la storia, Schiavone si ritrova a dover risolvere un omicidio, affiancato da una squadra molto eterogenea (forse anche lui ha letto Camilleri), si ritrova a dover scoprire come mai il catanese Leone Miccichè sia stato trovato morto su una pista non sciabile. La trama non ha grandi colpi di scena, prestando particolare attenzione si può scoprire l'assassino prima della fine, questo non mi è dispiaciuto, ho dovuto tenere la mente sveglia!
Il libro si legge velocemente, non so se consigliarlo, fate voi!
Buona lettura!
Indicazioni utili
- sì
- no