Dettagli Recensione
Il fango si può lavare
La vecchiaia, la stanchezza e il grigiore sono il velo che si stende su tutta la vicenda di questa nuova puntata del commissario di Vigata. Palesandosi ora sotto forma di pioggia dal cielo che intristisce la campagna siciliana, ora come umore nero e malinconico di Montalbano, ora come rassegnazione dell'assassino intrappolato in un banale trabocchetto o ancora sotto forma di lentezza che permea lo svolgimento delle scene.
Tra appalti truccati e cantieri edili si aggira, stavolta, un triste Montalbano vecchietto sentimentale, preoccupato per la sorte della sua amata Livia più che per il caso che deve risolvere. Con le scarpe sporche di fango scoprirà l'assassino e un losco giro di affari illegali in cui, ancora un volta, la politica e la malavita sono legate. Non mancano neppure i fidi collaboratori di sempre, l'arguto Fazio, aiutante fidato, l'amico di sempre Augello e l'incomparabile Catarella, unico tratto colorato all'interno di un romanzo dai toni un po' spenti e cinerei.
Con queste premesse non devono però venire meno le certezze sulla qualità del romanzo, che rimane un ottimo amico delle serate di lettura. Non vi è dubbio alcuno che sia da leggere, ma se potessimo paragonarlo a un animale come cucciolo di cane, saremo sicuri che adesso è arrivata l'età adulta, non corre più dietro alle palline, non tenta di mordersi la coda e non ci accoglie più saltandoci addosso e leccandoci la faccia, ma non per questo non possiamo continuare a contare su di lui, alla fin fine è ancora qui con noi accoccolato sulle nostra ginocchia, proprio come Montalbano.