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L'effetto farfalla
Con “Ogni giorno ha il suo male” Antonio Fusco fa il suo esordio nella letteratura offrendoci un giallo che racchiude in se qualcosa di più della semplice storia raccontata.
Un romanzo dall’ossatura americana, la storia dello spietato serial killer sembra rimandare ai romanzi d’oltre oceano, ma con un animo tutto italiano.
Nell’immaginaria provincia toscana di Valdenza si intrecciano le indagini di polizia per catturare l’assassino e la storia personale dell’ispettore Casabona. Una storia che nelle prime pagine colpisce come un pugno alla bocca dello stomaco e che inevitabilmente crea un legame con la storia stessa che può essere sciolto solo arrivando alla fine del libro.
Delle indagini che mettono in risalto gli sforzi ma anche le leggerezze e superficialità che a volte vengono commesse in campo giudiziario e la vita di un ispettore che viene delineato non come un eroe ma come persona estremamente vera, con le sue inquietudini e paure, le sue forze e le sue debolezze. Una persona cinica e concreta sul lavoro, ma generosa col suo prossimo. Altruista verso i colleghi, perde di vista le redini della propria vita personale rischiando così di trascurare e ferire le persone a lui più care.
Casabona, un animo combattuto e irrequieto. Quant’è difficile Tommaso riuscire a conciliare l’amore per il proprio lavoro e quello per la propria famiglia, come si può svolgere al meglio entrambi i ruoli senza far torti a nessuno? Perché il mondo si divide tra chi può passare oltre quella striscia bianca e rossa e chi non può farlo, ma chi non la oltrepassa non sa che chi va al di là di quella striscia tutto quel che vive se lo porta dietro, ombre che si muovono con gambe proprie, incubi pronti a riemergere ad ogni occasione propizia. Questa è la peggiore condanna per chi passa quella linea, per quel lavoro che vi siete scelti: vedere il mondo attraverso la lente deformante del male che buttate giù, senza mai riuscire a digerirlo veramente.
La soluzione del caso sta nel profondo dell’animo umano e nella sua mutevolezza.
No so quanto del vice-questore e capo della squadra mobile di Pistoia Antonio Fusco ci sia nel suo personaggio Casabona, certo è che il bagaglio personale di esperienze traspare dalle pagine di questo suo romanzo attraverso una scrittura veritiera e cruda, dialoghi mai banali e personaggi che appaiono estremamente reali, anche se a mio parere alcuni di essi potevano essere meglio caratterizzati. Un romanzo che si presta a più livelli di lettura, e forse proprio per questo può essere più o meno apprezzato a secondo di ciò su cui ci si sofferma, e che nasconde tra le sue righe importanti spunti di riflessione. Perché ciò che facciamo si allontana da noi e finisce per non appartenerci più, però sopravvive negli effetti che ha generato.
Spero che in futuro Antonio ci regali altre indagini dell’ispettore Casabona, per permetterci di apprezzare il suo lavoro e farci conoscere un po’ meglio la sua storia.
Buona lettura
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