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Scienza contro crimine
Nella Padova di fine '800 il selciato è intriso dal sangue di giovani prostitute, letteralmente macellate da un crudele serial killer.
Matteo Strukul disegna un incredibile e potente affresco d' epoca, trasformando il capoluogo veneto in una succursale della Londra vittoriana in cui imperversano le gesta di un italico predatore stile Jack the Ripper.
La base di partenza è abusata ma efficace, sicuramente influenzata - per stessa ammissione dell'autore- da grandi firme del passato come Poe o R. L. Stevenson, o del presente, tra cui Alan Moore e Caleb Carr. La struttura narrativa è allo stesso tempo semplice ed arzigogolata, dalla linea centrale in cui si staglia l'indagine portata avanti da un trittico di personaggi costruiti alla perfezione, si ramificano digressioni di varia natura.
Ecco il thriller disimpegnato fondersi con l'affresco storico e con analisi scientifiche di notevole spessore; nonostante ciò, pur attenendosi a un ritmo sempre elevato, Strukul sembra specchiarsi troppo nella sua indubbia erudizione, soffermandosi compiaciuto su alcune descrizioni inerenti le più disparate materie scientifiche poi applicate al contesto narrativo.
Pur fiaccando un poco il quadro generale l'autore sfoggia una voce mai banale, dalla scrittura fluida e avvincente, all' occorrenza crudele e caratterizzata da un linguaggio forbito senza mai assumere connotati sgradevolmente sofisticati. Disegna profili psicologici credibili e determina con buon piglio il disagio mentale dell'assassino, unico ad intervenire in prima persona tra le memorie del giornalista Giorgio Fanton.
L'irruente ed illustre penna è parte di un formidabile terzetto costituito dall' alienista Alexander Weisz e a dall'ispettore Roberto Pastrello; molto più marginali i personaggi secondari, con buona pace dell'affascinate quanto enigmatica zingara Erendira, elemento di spicco "risolto" con un "coup de théatre" apprezzabile.
Ottima la cornice ambientale, non ci sono solo gli omicidi a tenere banco, è come se l'autore ci prendesse per mano e ci trascinasse nei vicoli oscuri del malfamato quartiere Portello, tra il malcontento dei contadini sfiancati dalla pellagra, tra i reietti della società tra cui prostitute e papponi e ancora nei salotti buoni, dove si consumano i giochi di potere manovrati dell'elite patavina.
Strukul comincia a delineare l'avvento della criminologia circostanziando le varie tappe per risalire all'assassino, il romanzo si assorbe con gran piacere malgrado non si riscontrino clamorosi colpi di scena.
Il finale è un po' tirato via, ma ciò che lo precede è assolutamente degno di nota.
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Commenti
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:D
Buona serata :)
In effetti le ambientazioni sono uno dei punti di forza del romanzo, soprattutto per chi conosce Padova saranno sicuramente suggestive!
Buona giornata!
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