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Pochi inutili nascondigli
 
Pochi inutili nascondigli 2014-07-21 16:31:55 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    21 Luglio, 2014
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L'elemento straordinario

La venuta di un'anziana coppia di tedeschi in un paesino toscano, per passarci l'estate come ogni anno... ma fin dal loro apparire nella piazzetta, si capisce che qualcosa è cambiato.
La ricerca di una fenomenale star del piccolo schermo, eclissatasi dal mondo dopo l'imprevista tragedia capitata durante una sua trasmissione.
La grigia vita di un professore di liceo... che di punto in bianco inizia a rovesciare la sua bieca forza vendicativa su chiunque gli sia attorno.
La fine di un amore tra una bellissima (quanto gelida) modella ed un famoso cartoonist, l'insensibilità di lei e l'incapacità a rassegnarsi di lui.
La calma risolutezza di un anziano contadino nel voler conservare il suo pezzo di sterile terra, anche contro le mire economiche del proprio nipote.
Per finire, due “incursioni” tra creature ben note alla letteratura: un licantropo che ha molto da recriminare e un serpente lacustre alla “Nessie”, capace di entrare in empatia con gli umani.

Il denominatore comune dei sette racconti contenuti in questo libro è affascinante: l'inserimento di un elemento fantastico – nel senso di irreale – in episodi della vita del tutto ordinari. Cosa può accadere? C'è un modo per fronteggiare l'imprevedibile?
Con questo libro, Giorgio Faletti dimostra di essere un discreto inventore di storie, personaggi, situazioni. Anche se i racconti non sono tutti alla stessa altezza. “Una gomma e una matita”, l'episodio d'apertura (e di traino del libro, anche per lunghezza) sconta ad esempio una trama prevedibile. Altri episodi non paiono particolarmente memorabili.
Poi, però, c'è “Spugnole”: malinconico e ambientalista nel raccontare l'amore di un vecchio per il suo pezzo di terra che ormai non produce più nulla, liberatorio nel suo finale inatteso e crudo, che – attraverso lo sprigionarsi della “furia degli elementi” – condanna quella rapace fetta di umanità legata unicamente al profitto, per salvare l'altra, in comunione di intenti con la natura.
Niente di trascendentale, in fin dei conti, ma questa raccolta – riconoscendo a Giorgio Faletti la capacità di aver vissuto diverse “vite artistiche” – costituisce la conferma che uno dei marchi distintivi più netti dell'intelligenza è la versatilità.

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