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Montalbano contro boss e appalti truccati
Sei ditte edili in combutta tra loro per riciclare denaro sporco proveniente da illeciti traffici mafiosi, un omicidio camuffato da delitto passionale, un superboss nascosto e poi rapito, due famiglie mafiose di Vigata (i soliti Cuffaro e Sinagra), storicamente contrapposte, ora concordi per spartirsi grosse somme di denaro, una misteriosa cassaforte sotterranea, una affascinante bionda tedesca misteriosamente scomparsa : questi i principali ingredienti della nuova indagine del commissario Montalbano, un po’ più in là negli anni ma sempre capace di dipanare matasse intricate e pericolose. Tanto da recarsi nel covo di un notissimo boss e di riuscire con un abile stratagemma a metterlo con le spalle al muro ed a estorcergli una piena confessione. Fanno da sfondo come di consueto l’abilità ed il buon senso di Fazio, la verve e l’allegria del vice Mimì Augello e, dulcis in fundo, le stramberie di un sempre più confuso e caparbio Catarella, vera macchietta da film comico del dopoguerra. Ancora una volta Montalbano riesce ad incastrare i colpevoli, nonostante evidenti complicità politiche e l’appoggio di reti televisive locali compiacenti e corrotte. Come sempre Camilleri punta il dito contro una certa Italia alla deriva, contro il malcostume imperante e le trame apparentemente vincenti di una mafia sempre più agguerrita, un vero e proprio stato nello Stato, che non può e non deve prevalere. Le consolazioni arrivano al nostro commissario dall’eterna fidanzata Livia, reduce da un recente lutto. Montalbano ne è scosso, la rincuora con lunghe telefonate ed è felice quando l’amata e lontana compagna trova in una cagnolina (cui dà il nome di Selene) un motivo per risollevare il morale e ritrovare quella gioia di vivere che si era offuscata. Ed il nostro Salvo chiede un breve congedo e parte per Genova : nel bagaglio ha un osso finto e un castoro di peluche . Piaceranno a Selene ? Montalbano ne è sicurissimo.