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Topi e scugnizzi
La morte di uno scugnizzo napoletano sta al centro delle vicende di questo romanzo e delle indagini del commissario Ricciardi, uomo affascinante e malinconico con un segreto che lo condanna alla solitudine.
Lui vede quello che gli altri non vedono, vede i morti che hanno lasciato questa terra in modo violento, e riesce a sentirne gli ultimi pensieri, pensieri di vita a volte incongrui con il momento tragico, perché «morendo si va verso il nulla guardando indietro».
Non vede però il fantasma di Tettè, orfano ritrovato morto per strada, un corpicino inerme che racconta in silenzio una sofferenza troppo grande per lui e sembra immolato sull'altare del dolore.
Niente di così strano in apparenza nel decesso del bambino: gli scugnizzi della Napoli degli anni Trenta muoiono come le mosche, anzi come i topi dei bassifondi.
Eppure qualcosa reclama una verità taciuta: gli occhi di un cane randagio, innanzitutto, unico amico di Tettè e solo al mondo come lui.
La prima metà del romanzo è la più intensa, poi la narrazione si fa po' ripetitiva e il finale a sorpresa è forse un tantino forzato. Da rilevare anche una svista su un dialogo, non del tutto trascurabile trattandosi di un giallo.
Ma lo stile è fluido e vivace, ambienti e personaggi sono delineati con efficacia e il ritmo abbastanza incalzante, condito di interessanti flashback, tiene desta l'attenzione del lettore.
Le pagine dedicate al bambino e al suo cane immersi in una quotidianità fatta di violenze e soprusi sono le più toccanti e ricordano i racconti di Dickens in salsa partenopea: le due creature derelitte sembrano incarnare l'emblema dell'innocenza oppressa.
Tutto attorno c'è un mondo crudele, meschino, avido, che accomuna palazzi signorili e quartieri bassi, e c'è una città che sotto l'incessante pioggia autunnale rivela il suo lato oscuro, mentre la sua solita teatralità diventa menzogna.
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Commenti
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Questo ce l' ho ma non lo ho ancora letto, bel commento :-)
SPOILER: Bambinella la prima volta rivela a Maione di questo signore che aveva avvicinato Tettè, senza aggiungere altro. Maione lo dice a Ricciardi, che chiede ovviamente particolari sull'atteggiamento dell'uomo, e il brigadiere risponde che non ne sa di più.
Ma quando Maione rivede Bambinella questa fa subito riferimento al fatto che l'uomo scrollava il bambino, che insomma aveva un atteggiamento ostile.
E Maione ribatte: “Sì, questo me l'hai già detto. E allora?”.
Mi son perso qualcosa di veramente rilevante?
A prescindere dallo svarione ritengo questo romanzo buono ma non un capolavoro e ho dato un punteggio alto perché De Giovanni sa sicuramente scrivere. Io poi nei libri non amo le ripetizioni dei concetti che in questo caso sono forse dovute ad esigenze editoriali (allungare il brodo). Ma tutto sommato penso che leggerlo sia tempo speso bene.
Secondo il mio modesto parere questo è il libro più bello tra tutti, sicuramente per il finale ed il messaggio recondito insito nella trama.
Certo condivido anche che alcuni passaggi sono sicuramente troppo "allungati", per usare un termine succitato da chi mi ha preceduto.
Grazie per l'attenzione.
Syd
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