Dettagli Recensione
Il picciliddro
Racconto di Camilleri orfano di Montalbano. Ho affrontato recentemente una lettura di questo tipo, che mi aveva deluso e portato a identificare Camilleri sostanzialmente solo con le vicende di Montalbano; invece con questa lettura ho decisamente cambiato parere, rivalutando l’autore come narratore di storie spesse e con sfondo storico, non solo come autore di gialli eccezionali. Questo racconto che fa parte della cosiddetta trilogia delle metamorfosi. E’ sostanzialmente una storia, molto umana, di una donna e di un uomo che non riescono ad avere figli. Una storia di provincia, con sullo sfondo la guerra, i bombardamenti, le paure. Paure esterne e paure interne. Reazioni umane incomprensibili, estreme, scioccanti. E’ un libro che ti lascia il segno, proprio per il suo contenuto. Perché parla di violenza, di una forma di dolore atroce e straziante, che pietrifica. Lo stile, splendido siciliano, passa quasi in secondo piano per chi già ha letto suoi romanzi, proprio perché è la storia in sé che ti dà pugni nello stomaco difficilmente dimenticabili. E’ senz’altro da assaporare lentamente, per apprezzare ogni frase, per non perdere nemmeno una parola, perché se lo leggi lentamente comprendi tutto, anche le parole più difficili, scritte nel dialetto più stretto e comprendi anche di più di quanto è scritto, perché è una scrittura che ti arriva dritta dritta dentro. Ti devi far trascinare dalla lentezza tipica del mondo siciliano, sfogliare i capitoli assorbendoli e, facendo così, capirai il senso della metamorfosi che nasce dalla violenza. Splendido e luminoso il finale.
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Commenti
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E poi, sai una cosa, quando leggo Camilleri..........penso sempre al tuo occhio!
Perchè so che tu ne sei innamorata !!!!!!!!!!
:-)
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