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Il gioco delle tre carte
Il teatro di questo nuovo romanzo di Marco Malvaldi, un altro giallo dopo il fortunatissimo esordio della "Briscola in cinque", è ancora il BarLume. Non c’è luogo da cui si possa osservare meglio la gente: un caffè accogliente grazie al barista Massimo, frequentato da un gruppo di tremendi vecchietti che si insediano quotidianamente nel suo locale giocando a carte.
La detection si dipana dal momento della morte di un ricercatore giapponese, al congresso, dove Massimo sta svolgendo un servizio di catering, fino alla risoluzione finale, tra file illeggibili e rivalità accademiche.
I pensionati fanno da apparato all'indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sotto l'intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, dai modi spicci e dallo spirito goliardico, che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico.
La trama gialla, in quanto tale, è inconsistente: il libro però piace e diverte, grazie ai personaggi che gravitano intorno al bar, e forse, almeno per me, anche per come è scritto, un misto di italiano e dialetto pisano, con espressioni e uscite che strappano più di una volta una risata.
L'indubbia abilità dell'autore, nel descrivere i personaggi, fa dimenticare la pochezza dell'investigazione vera e propria.
Spero, di leggere presto, un'altra avventura dell'indimenticabile Massimo.
Buona lettura:)