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L’ESTATE DEI CORVI
Spinòsa. 1926. Un piccolo paesino pugliese è protagonista di un’estate strana… la chiamano l’estate dei corvi, tutti se la ricordano, anche oggi: erano arrivati un giorno, si erano impadroniti dei cieli e di ogni luogo in cui era possibile nidificare e il loro arrivo aveva stranamente coinciso con l’inizio della siccità e di orrendi delitti. Semplice coincidenza o superstiziose credenze?
Spinòsa. Oggi, 1986. I corvi sono tornati e portano con sé la mancanza di acqua e il ritorno di antiche paure, credenze popolari che si credevano sepolte per sempre sembrano tornare bruscamente alla ribalta e alla luce del sole che attanaglia e colpisce senza sosta la Murgia pugliese. Nuovi delitti flagellano il piccolo paesino protagonista di questa storia: le sue strade polverose e crepate per la mancanza di pioggia sono teatro di omicidi che somigliano incredibilmente a quelli di sessant’anni prima…
se solo la vecchia chiesa ormai caduta a pezzi potesse parlare per raccontare cosa accadde, per svelare le cose di cui fu muta testimone; se solo i vecchi non si chiudessero nelle loro case, impauriti dai ricordi di giorni passati a pregare che la pioggia finalmente bagnasse la terra e il male, che si era impossessato della loro vita, tornasse da dove era venuto…
E’ un romanzo che parte forte, con un’idea che lascerà il lettore con l’amaro in bocca: nonostante ciò il primo capitolo fa ben pensare per il proseguimento dell’intero libro; le vicende si susseguono in breve tempo e non si ha neppure il tempo di metabolizzare tutte le tristi vicende che accadono, che subito si viene catapultati nel racconto di una nuova tragedia. L’autore non nasconde mai tra le righe cosa accadrà, anzi spesso, a ogni fine capitolo, rivela del futuro dei protagonisti, facendo restare il lettore un po’ di stucco (w la suspense!). Nella seconda parte a mio avviso si perde il filo della storia, troppi avanti e indietro tra presente e passato rendono difficile seguire gli ingranaggi della storia… il finale del libro non è del tutto scontato, ma quasi, a pensarci bene.
Ho iniziato questo libro aspettandomi un genere che in realtà non è mai stato trattato se non marginalmente; ho letto commenti in cui alcuni lettori dicono di aver riconosciuto le atmosfere di Zàfon e le invenzioni di Edgar Allan Poe… ho letto e apprezzato entrambi questi autori, ma io, a dir la verità, ho riconosciuto un pizzico di Stephen King e di un suo capolavoro in particolare e mi trovo in totale disaccordo con quanto scritto sopra in quanto Zàfon avrà si delle atmosfere particolari, ma ha il merito di snocciolare le sue storie in pochi e brevi capitoli, mentre per il grande Poe… beh non posso dir nulla.
Non lo so ragazzi… questo libro non mi ha pienamente convinto, l’ho chiuso con un po’ di aspettative non soddisfatte: a voi l’ardua sentenza!
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