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Hanno ammazzato la Marinin
 
Hanno ammazzato la Marinin 2014-02-02 18:33:19 Domitilla Ganci
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Domitilla Ganci Opinione inserita da Domitilla Ganci    02 Febbraio, 2014
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Viaggio in provincia

L’incipit di questo romanzo è senza dubbio accattivante, la narrazione in prima persona rende il racconto subito vivido e appassionante. Che dire della copertina? Irresistibile! Un vecchio muro giallo e scrostato, fili da bucato e…una finestra, persiane chiuse e all’ interno (ovvio!) un intricato segreto.

Le prime pagine scorrono veloci, si vuole subito entrare in contatto con il mondo della protagonista, che è quanto di più lontano da ciò che immaginiamo debba essere l’ambiente adatto ad una storia gialla (ma l’autrice ci avvisa fin dall’ inizio: “Tutti abbiamo vite banali, ma appena le si guarda da vicino sono un forziere di storie..”).
La storia si svolge tra i carrugi di Genova. In un vecchio palazzo, alla vigilia di Pasqua, viene uccisa un’anziana donna, scostante e decisamente poco amata dai vicini, che da poco era andata a vivere con la famiglia della figlia, trasferendosi dal paese: la Marinin.
Nadia Morbelli, che è poi il vero nome dell’autrice, redattrice quarantenne per una casa editrice che si occupa di ricerche storiografiche, single e dalla vita disordinata e un po’ sconclusionata (specialmente secondo i criteri della sua provinciale famiglia), è coinvolta suo malgrado nelle indagini, poiché unica presente nel condominio al momento del delitto.
Da qui partono le ricerche dell’ambiguo vicequestore dottor Prini, figura originale e interessante, dall’ aspetto grezzo e solido, ma elegante nei modi, impeccabile nel vestire, inaspettatamente colto e raffinato. La protagonista resta soggiogata dal garbato gioco di seduzione che Prini porta avanti e che si dipana lungo tutto lo svolgersi del romanzo, intervallando congetture e domande sul misterioso delitto.
Appunto…il delitto. Quasi subito ci si dimentica che scopo del romanzo (trattasi di “giallo”), dovrebbe essere quello di condurre il lettore attraverso una ricostruzione mirata dei fatti, che giunga ad aprire squarci nel mistero e farci giungere alla risoluzione del crimine. L’autrice sembra all’ improvviso ignorarlo, partendo per un percorso attraverso la vita di provincia italiana, costellata di fatti, situazioni, personaggi descritti in modo meticoloso e decisamente riuscito. Dall’ abile penna di questa giovane scrittrice, emergono ritratti indimenticabili di personaggi familiari per tutti noi, fotografati nella loro e nostra vita quotidiana, veritieri e irresistibili allo stesso tempo. L'obiettivo dell'autrice si sposta dalla città, al paese dove vive la sua famiglia, con la mamma apprensiva, impeccabile casalinga e immersa in un mondo di preconcetti mai superati, dispensatrice di infallibili consigli etici e morali, che non perdona a Nadia di svolgere un lavoro strano, che lei non riesce a classificare e descrivere e quindi non le consente di pavoneggiarsi con le sue amiche (“…almeno la Carla è professoressa di latino!”) , il papà rassegnato e paziente che si rifugia nel suo giardino, gli amici finto-intellettuali, i compaesani pettegoli e impiccioni, che sotto un leggero strato di modernità, nascondono una visione della vita legata ad atavici pregiudizi. La difficile convivenza con la comunità di immigrati slavi, arrivati ormai da tempo in paese e rimasti ai margini. Gli anziani, che trascorrono le giornate secondo un pigro copione, fatto di soste al bar e di partite alla bocciofila, mentre nulla delle vite dei notabili della piccola comunità, sfugge ai loro sguardi implacabili. E poi un universo di negozianti, commesse, camerieri, venditori, che costellano la vita cittadina di Nadia, ritratti con leggerezza e ironia.

E’ vero, dopo un po’ ci si smarrisce in questa selva di personaggi, perdendo di vista l’origine del romanzo e dimenticando che si sta comunque cercando un assassino. A me però non è dispiaciuto! Ero così presa dalle descrizioni così riuscite di amiche di famiglia, contadini arricchiti e anziane zie, da perdonare all’ autrice di averci tenuto lontani dai risultati delle indagini. Forse questo è il punto dolente. Le indagini, infatti, partite da un banale caso di rapina in casa da parte di balordi comuni, si impennano in un crescendo inverosimile di agganci con intrallazzi politici, commistioni congruppi eversivi di fanatici, traffico d’armi internazionale, rimandi alla guerra in Iugoslavia. Insomma un minestrone abbastanza incredibile e soprattutto in aspro contrasto con lo stile e le premesse del romanzo.
Magari la costruzione del giallo c’è, la struttura potrebbe anche reggere, ma perché mentre ci si intrattiene piacevolmente con vizi e idiosincrasie della provincia italiana, andare a scomodare temi così lontani e impegnativi e spingerli a forza nella trama, provocando antiestetiche protuberanze narrative e inestricabili nodi letterari?
Il romanzo è comunque piacevolissimo, davvero ben scritto, in un italiano accurato e ricco e anche se il ritmo è lento e si incaglia a volte in passaggi non necessari alla comprensione della storia, è riscattato da un lessico scelto con cura e dallo stile originale.
Astenersi giallisti incalliti!

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
i libri della Gazzola e di altri autori che si spacciano per scrittori di gialli...e non lo sono!
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