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Il mistero di Silvestro II
Da pochi mesi Giulio Leoni, autore in prevalenza di thriller a sfondo storico, ha pubblicato il suo ultimo lavoro.
“Il testamento del papa” corre su un doppio binario temporale: anno 999 d.c e 1928, il luogo è lo stesso, ossia la città di Roma.
Due epoche lontanissime e protagonisti mutati, eppure il filo conduttore della storia è uno solo, una misteriosa statua donata a papa Silvestro II.
Leoni elabora la sua trama partendo da uno spunto genuino fornitogli dalla figura di un papa di cui i resoconti storici tramandano la passione per le scienze matematiche ed astronomiche, grande studioso, ma al tempo stesso tacciato da taluni contemporanei di stregoneria e culti demoniaci.
Una figura di spessore storico che ben si presta a divenire motore di una vicenda misteriosa ed intrigante che prende le mosse nel lontano anno Mille, carico di paure e superstizioni per giungere fino all'epoca moderna, in una Roma in pieno regime fascista.
Il romanzo di Leoni alterna ritmicamente le vicende dei due periodi storici, con maestria, con cura studiata, senza destabilizzare ed innervosire il lettore, anzi stuzzicando un crescendo di attenzione e di interesse. Si percepisce la capacità dell'autore di legare il lettore alla storia, di crearne una dipendenza fino allo svelarsi dei misteri e dei nessi tra gli eventi.
Se sul piano dell'azione e della spy story, il romanzo può dirsi riuscito, sul versante storico manca un affondo più concreto, una rappresentazione più incisiva delle due epoche che fanno da sfondo al racconto.
Elemento questo che avrebbe incontrato il plauso certo di quella parte di pubblico che non riesce a rinunciare ad un maggior dettaglio storico pur avendo tra le mani una buona storia avventurosa e misteriosa.
Nel complesso Giulio Leoni possiede un'ottima vena narrativa, la sua penna è limpida e avvolgente, sa dosare la suspense, sa caratterizzare i suoi personaggi.
Il suo racconto non eccede in truculenza, ma è percorso dal mistero, sfociando più che nel sangue, in una corsa per le strade di Roma, tra spie, ecclesiastici, reperti archeologici, gente comune e figure storiche note.
Una lettura gradevole, tra le cui pagine riesce a fare capolino una delicata vena ironica che addolcisce l'aria e smorza le tinte fosche del noir.
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Commenti
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no direi che il modello di Dan è lontano.....
in effetti qua di thriller c'è poco, meno sangue e più mistero
anche io ho letto I delitti della Medusa, pur non essendo un genere a me congeniale, volevo conoscere l'autore....là la trama non mi aveva soddisfatto, qua invece ho trovato nettamente migliore l'intreccio...
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Siamo sul filone vatican-Dan Brown prosciugato dagli aspetti più scandalistici?
Ciao!