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Suburra siamo noi
Dopo il successo di Romanzo Criminale, Giancarlo De Cataldo torna con Suburra (Einaudi, 2013) a raccontare di Roma non senza qualche accenno all’indimenticabile banda della Magliana, insieme a Carlo Bonini, giornalista della Repubblica.
Suburra è un titolo alquanto evocativo che riporta direttamente indietro nel tempo fino all’epoca romana, quando con questo termine s’intendeva esattamente la plebe impiantata in un quartiere violento e devastato in cui la moralità e la legge erano completamente bandite. In questo libro, che è a metà tra romanzo e verità storica, scritto da un giudice e un giornalista, non si narra più la storia di Roma e quindi dell’Italia degli anni ’70-’80 come in Romanzo Criminale, bensì attraverso un salto temporale non meno rischioso ed inquietante ci troviamo ad affrontare le problematiche dei giorni nostri: esattamente l’anno 2011.
Il fatto da cui la narrazione parte è il progetto Waterfront, ossia la cementificazione di tutta la periferia sud della capitale che coinvolge uomini di ogni professione e rango, dai politici ai malavitosi, alle gang, passando per le forze dell’ordine, i camorristi e non ultimi gli alti esponenti della Chiesa. Cos’è cambiato quindi dall’epoca in cui comandava la banda della Magliana ad oggi? Poco o forse nulla, se non il fatto che il Libanese, il Freddo sono morti e vagano come fantasmi tra le strade odierne di Roma ma ci sono, direbbe qualcuno, ci sono ancora. Così come c’è ancora il Dandi rinchiuso in carcere a cui viene dato il compito di attribuire il soprannome alla mente delinquenziale di questo nuovo capitolo della criminalità: il Samurai. Egli è colui che detiene le redini di tutto il potere ed è anche il simbolo, l’uomo, la forza contro cui l’altra metà della storia, l’altra metà della verità, deve scontrarsi e combattere: il tenente Marco Malatesta, vecchia conoscenza del nuovo erede criminale. Da qui parte il viaggio dei due autori che non si sono risparmiati indagini, ricerche e riflessioni su tutto ciò che riguarda quel mondo e quel palcoscenico fatto di attori di ogni fattura e bravura. Suburra è un romanzo ma è anche qualcosa di profondamente vero che testimonia ancora una volta come anche con il passare degli anni certe cose, certi atteggiamenti, certi modi di gestire le nostre vite e quelle di tutti non cambino. Com’era avvenuto anche in precedenza, qui come allora, scopriamo come le menti al potere agiscano per decidere in nome della nostra stessa vita, come la politica e la stampa si muovano per farci sapere solo ciò che dobbiamo sapere, in modo da controllarci senza creare sconvolgimenti.
Al di sopra di ogni miseria raccontata si erge la capitale del mondo, Roma, antica e moderna, corrotta e pulita così come la folta schiera di personaggi che popola le sue strade e che impariamo a conoscere molto bene attraverso l’abile penna descrittiva dei due autori che non lasciano nulla al caso e neanche al non detto. Roma a metà tra lo Stato e la Chiesa, così profondamente divisa tra potere temporale e spirituale, così maledettamente sporca eppure così splendente nella sua forma eterna. Suburra è un romanzo che parla di ciò che è indimenticabile:
- la città;
- la banda della Magliana, di cui il libro è carico di echi;
- lo squallore e la delusione di fronte ai meccanismi politici e malavitosi che gestiscono le nostre vite;
- l’immancabile consapevolezza che non c’è redenzione per Suburra, per un luogo che nasce e cresce nella miseria e nella dimenticanza, che si sporca e continua a sporcare, che si perde nella sua ferocia e nel suo sangue versato.
Indimenticabile Roma, indimenticabile è l’Italia ancora incatenata alle proprie rovine, incastrata nelle stesse malattie, incapace di voltarsi e andare avanti senza guardare più indietro.
“Nei giorni della Suburra nessuno più è innocente”.
Per tutti coloro che hanno amato Romanzo Criminale, Suburra resta un testo imperdibile e non solo. Un testo che fa riflettere, che aiuta a comprendere, che apre scenari inimmaginabili, che ci avvicina a storie che appaiono fin troppo lontane solo per darci l’idea di esserci salvati. In realtà non ci stiamo salvando da nulla. Suburra è Roma, Suburra è l’Italia, Suburra è qui, esattamente dove siamo noi e dove sei anche tu.
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