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E' dal buio che vengo...
Prevenuto sugli scrittori italiani che scrivono di criminologia, in particolare di assassini seriali, mi ci è voluto un po’ prima di decidermi a leggere questo libro. Non tanto perché sia particolarmente testardo quanto per non rimanere deluso. E invece Carrisi non delude di certo. Anzi a mio parere si merita un posto nell’olimpo degli autori di questo genere.
Una squadra di investigatori, capeggiata dal criminologo Goran Gavila, indaga sulla scomparsa di cinque bambine. Ad aiutare il gruppo viene chiamata Mila Vasquez, specializzata nella ricerca di bambini scomparsi.
Diciamolo subito, l’argomento è ostico, soprattutto per chi fa fatica ad affrontare un tema come la scomparsa di bambini. Tuttavia la trama è molto coinvolgente e la scrittura di Carrisi è scorrevole. I numerosi colpi di scena, forse un po’ troppi, non mi hanno fatto tirare il fiato fino alla fine. Una delle curiosità è che Carrisi non dà indicazioni geografiche su dove si svolga la storia quindi, al di là dei nomi, la prima (brutta!) sensazione è che potremmo trovarci ovunque. I luoghi e le vicende sono descritti con attenzione e non mancano scene crude con connotazioni macabre sapientemente dosate che non stonano visto l’argomento. Carrisi ha la capacità di scavare molto a fondo nell’animo dei personaggi, tanto da svelarne i segreti più intimi." E' dal buio che provengo. Ed è al buio che ogni tanto devo ritornare" dice Mila per descrivere quella capacità di immedesimarsi nel rapitore. E nonostante Mila sia un’eroina, forse non vorremmo essere al posto suo. Ma qualcuno che ci guarda le spalle fa comodo, soprattutto dal “suggeritore”. Una figura che Carrisi ci fa conoscere in tutti i suoi aspetti anche con l’inserimento di casi documentati. Sono individui, questi, che come dice lo stesso Carrisi, riescono a far emergere un lato oscuro già presente in noi. E allora devi guardarti da tutti, anche da chi ti sta vicino:" Stiamo accanto a persone di cui pensiamo di conoscere tutto, invece non sappiamo niente di loro…" ci avverte il dottor Gavila. Insomma siamo così coinvolti che, di questo romanzo, potremmo essere gli eroi oppure le vittime. Ma attenti, perché potremmo anche essere i cattivi!
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