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Il riscatto della Cayenna
Maurizio De Giovanni, già creatore del commissario Ricciardi, propone un’altra serie che ha per protagonista l’ispettore Giuseppe Lojacono, “siciliano dall’espressione indecifrabile”: dopo “Il metodo del coccodrillo” lo rivediamo in azione tra “I bastardi di Pizzofalcone”.
Il pool del commissariato di Pizzofalcone indaga sulla morte della moglie di un notaio, uccisa con un oggetto che fa parte della strampalata collezione di boule de neige; l’indagine è una lotta contro il tempo in quanto “dopo le prime settantadue ore, le possibilità che venga scoperto l’autore di un delitto diminuiscono del sessanta per cento”…
Accanto alla vicenda poliziesca è interessante seguire gli intrecci umani e familiari dei componenti della squadra investigativa. Perché il commissariato di Pizzofalcone (“Si tratta di un distretto non molto vasto ma assai popoloso, che abbraccia una parte dei Quartieri Spagnoli e giù fino al lungomare”) è una sorta di Cayenna, nella quale vengono indirizzati personaggi che hanno un passato professionale macchiato da qualche ombra.
Così avviene per l’ispettore Lojacono, “cacciato dalla squadra mobile di Agrigento perché un collaboratore di giustizia aveva dichiarato che passava informazioni alla mafia.”
Così è avvenuto per gli altri che compongono il team: “La discarica della polizia, sembrava. Uno che forse è un mafioso; un ragazzino raccomandato e incapace (Aragona), che gioca a fare il poliziotto; una psicopatica fissata con le armi (Alex Di Nardo); una tranquilla madre di famiglia (Ottavia Calabrese), un vecchio che vede fantasmi di assassini in mezzo ai suicidi. E il commissario (Palma), poi: un piazzista di aspirapolvere, con quel suo finto entusiasmo”
Così è avvenuto per il violento e irascibile Francesco Romano, che non sa dominare i suoi impulsi aggressivi e verrà abbandonato dalla moglie.
La profondità dello spessore umano e stilistico di De Giovanni traspare nelle vicende di Lojacono padre divorziato, di Pisanelli vedovo di moglie suicida che indaga sui casi di suicidio, di Ottavia madre insofferente di un ragazzo handicappato, di Alex giovane donna-vittima di un padre tiranno... Tutti impegnati per un solo fine: rimuovere il pregiudizio che grava sul commissariato (“E’ una specie di punizione, di confino o che?”) e portare la giustizia in un distretto ostile.
Un romanzo a tutto tondo, ottimo per dimostrare che anche la letteratura di genere può ben rappresentare un’occasione per riflettere e approfondire sulle dinamiche umane.
“Quando c’è una morte violenta… l’aria diventa portatrice di un dolore immenso e non si purifica più, se non con la presenza di chi di quel dolore non ha alcuna cognizione”.
Bruno Elpis
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Immenso de Giovanni!!!
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