Dettagli Recensione
Diletto, con gusto
Ancora una volta mi affaccio con occhio vergine ad una finestra autorale e narrativa a me poco nota. La letteratura “umoristica”, se in questo ambito può essere collocato il romanzo di Malvaldi in questione, è una tipologia letteraria che ho esplorato davvero poco, e ne rimango, nel caso specifico, pienamente soddisfatto. Forse perché non si può esattamente e pienamente definire umorismo quello proposto dall’autore in questo “Argento vivo”. Si tratta principalmente di un sarcasmo ben costruito che si innesta in una commedia degli equivoci altrettanto ben architettata. Un intreccio narrativo degno della più alta tradizione cinematografica e delle sue brillanti sceneggiature pseudo-comiche. E gli attori che si muovono tra le pagine di questo romanzo seguono il proprio reciproco avvicendarsi attraverso una matassa di fili aggrovigliati, che si sbrogliano e si riannodano con fluidità e semplicità. In un piccolo romanzo italiano si congiungono le capacità e i cliché del canonico plot tipologico.
Il fitto intricarsi degli accadimenti non permette un’estrazione precisa della trama, sebbene l’autore, con didattica intelligenza, ci mostri nero su bianco come i personaggi del romanzo possano essere suddivisi in sei differenti coppie, unite da sentimento o da professione. Giacomo e Paola, lo scrittore cui viene svaligiata la casa, romanzo inedito compreso, e la moglie. Leonardo e Letizia, novelli sposi alle prese con gli equivoci della legge e della cattiva sorte. Corinna e il Dott. Corradini, lei statuaria poliziotta con tanto zelo e tanta voglia di fare, lui viscido superiore poco propenso al consiglio. Gutta e il Gobbo, criminali improvvisati e comicamente mancanti di vera esperienza, e infine tutta la sequela di personaggi secondari atti a dare il tormento, sgradevole quanto inconsapevole, ai nostri eroi moderni così vicini alla condizione del cittadino medio italiano. Ed è forse proprio questa specifica caratteristica, prima di tutte la altre, che attira il mio personale apprezzamento verso questo romanzo. Sono i personaggi, così vicini a noi, così concreti da poter essere il nostro vicino di casa, il nostro collega di lavoro o il poliziotto che sta all’incrocio a fare il grande lavoro che dona assoluta verosimiglianza anche ad una trama così tremendamente buffa e poco probabile. E ciò che in assoluto contribuisce alla verosimiglianza dei personaggi di Malvaldi è sicuramente un realismo dialettico eccezionale. Una spontaneità di linguaggio talmente genuina che provoca il riso (non il sorriso) nel lettore, che vede trasposti e nobilitati dall’editoria dei modi di dire e delle locuzioni abitualmente utilizzate nel linguaggio più spiccio della propria vita quotidiana. Un personaggio che sbotta allo stesso proprio modo è qualcosa che colpisce, che immediatamente proietta la propria immedesimazione all’interno di una situazione puramente immaginaria. Questa è, a parer mio, la causa del gradevole intrattenimento che si può ottenere dalla lettura di “Argento vivo”. Se l’idea di leggere un giallo sostanzialmente blando in quanto a suspance non attrae la nostra attenzione, vale certo la pena godere a pieno della bravura linguistica e della proprietà di linguaggio dell’autore. Sarcastico, ironico, puntiglioso e piacevolmente autoreferenziale (e autoironico), dà, a parer mio, una lezione magistrale sulla condizione del narratore indeciso. Quello che narra senza troppa convinzione di onniscenza. Quello che tenta un oggettività doverosa senza riuscire a resistere alla tentazione di infilarsi in mezzo. Un compiaciuto, ma non irritante, eloquio che si burla delle ieratiche costrizioni lessicali e che ci lascia divertenti giochi di parole.
Di Malvaldi, come prima personale impressione, credo valga la pena leggere i romanzi principalmente per la modalità di scrittura che per la parte più meramente contenutistica. Una modalità di scrittura che mantiene il lettore, senza difficoltà, attaccato morbosamente allo svolgersi delle vicende, una modalità che non fa mai svanire il sorriso sulle labbra di chi scorre senza sosta questo delizioso, piccolo romanzo. Per quanto mi riguarda, una vera e propria boccata d’aria fresca, utile a schiarire le idee e a dare un po’ di ossigeno al cervello, dilettevole ma senza sovraccarichi. Uno di quei libri che ci dobbiamo necessariamente concedere nei periodi in cui nulla sembra entrare in testa. Uno di quei libri che, finalmente, ci fa divertire senza scadere nel cattivo gusto, nell’assurdo o nel superficiale.
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