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Colpire al cuore
Torna “l’ispettore superiore Negro”, la creatura di Carlo Lucarelli, in una nuova avventura che la vede impegnata sul fronte personale a inseguire un travagliato sogno di maternità: lei e il suo compagno, l’ipovedente Simone, ricorrono alla fecondazione assistita e affrontano difficoltà e complessità psicologiche conseguenti. Con un’aggravante: l’affascinante Grazia prende una sbandata per Pierluigi detto Pigi (ma Pierluigi è il cognome!), timido e a sua volta innamorato capitano dei CC che affianca Grazia nella nuova indagine.
Sul fronte professionale la scena è occupata da un delitto: “Senti, hanno ammazzato un ragazzo, ieri notte.”
“Lo so, l’ho sentito, uno studente. Mica è un caso nostro, è della omicidi. Che c’entra l’antimafia?”
“… è il nipote di Giannello Carmelo … nella lista dei dieci latitanti più ricercati in Italia…”
L’omicidio è orrendo: “Gli hanno strappato il naso e le orecchie e gli hanno slogato la mascella per strappargli anche la lingua…”
E presenta un particolare inquietante: “E poi quello strappo sui vestiti, all’altezza del cuore. Vorrà dire qualcosa, no? E tutta quella violenza…”
Come se l’assassino volesse strappare il cuore alle vittime!
Poi il delitto viene replicato. Nuova vittima una donna, che ha la colpa di affittare immobili ‘in nero’: “Se questa è una guerra di mafia – disse Pierluigi – è parecchio strana. Non è che la signora fosse un killer o un boss, come non lo era Enzino.”
Il serial killer prende di mira “Tutte persone che a vario livello avevano a che fare con la sfera dell’illegalità.”
Anche per questo gli inquirenti sono disorientati e prospettano un’ipotesi: “Le perquisizioni compiute nelle abitazioni di accertati, conclamati e sospettati appartenenti a gruppi eversivi e antagonisti, con particolare attenzione all’area anarco-insurrezionalista.”
Grazie a un blog e alla canzone di Andrea Buffa intitolata “Il sogno di volare”, le ricerche prendono altre direzioni. Si individua un presunto colpevole pregiudicato, che farà una brutta fine; poi si sospetta del tenente Rosario, che aveva indagato sulla morte bianca di un tunisino in un cantiere edile.
Il serial killer, per le caratteristiche dei delitti che inscena, viene chiamato “il cane”. E l’indagine viene denominata “Furia Rabbiosa”.
“Se la gente sapesse che c’è in giro un assassino che morde la gente come un cane idrofobo…”
“Vuole fare un buco. Per arrivare fino al cuore.”
Lucarelli narra, come spesso accade nei suoi romanzi, anche dal punto di vista dell’omicida: “Verrò a prendervi uno per uno, stronzi maledetti, e vi mangerò il cuore”.
Il romanzo è, come sempre, interessante anche dal punto di vista tecnico: “Negli omicidi in serie il primo è sempre quello meno accurato, il più spontaneo. Gli altri raccontano quello che il killer vuole dirci, ma il primo parla sempre un po’ di più.”
Tra i personaggi della storia, interviene anche un uomo in carne e ossa: il criminologo Massimo Picozzi, che fornisce informazioni sul disturbo della personalità multipla: la patologia dissociativa che sembra affliggere “Il cane”…
Bruno Elpis
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Bella recensione...piena di ritmo!