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Suburra
“Roma non si cambia. Roma non si redime” Remo Remotti
Ho preso questo libro in prenotazione sulla parola o meglio sul nome degli autori, Bonini De Cataldo, e non me ne sono pentita. E’ una storia, la storia di un gruppo di faccendieri con pochi scrupoli che vogliono mettere le mani su Roma, vogliono seppellire la periferia sud della capitale (per capirci quella che va dall’Eur a Ostia) sotto una colata di cemento, il Waterfront. Chi sono questi faccendieri? Politici (assessori comunali, ministri, sottosegretari), generali delle forze dell’ordine, camorristi, clan calabresi, batterie malavitose e dulcis in fundo alti prelati. E’ la storia di un odio smisurato fra un ex discepolo, il colonnello dei Ros Marco Malatesta, e il suo mentore il Samurai. E’ la storia di una guerra fra il bene e il male, senza esclusione di colpi, con un numero spropositato di caduti, con una massa enorme di dolore, una guerra senza vincitori con tanti vinti, senza fine, perpetua.
Gli autori, un inviato de “La Repubblica” e un giudice-scrittore, hanno messo in relazione fatti accaduti in questi ultimi anni a Roma, hanno scavato a fondo nel tessuto della società e negli archivi giudiziari, nei rinvii a giudizio e negli omicidi, nei luoghi di ritrovo più famosi e nelle periferie; ne è venuto fuori un romanzo che racconta una verità, in forma letteraria ma comunque una verità. Infatti il progetto del Waterfront (certo non in termini così faraonici) è adesso argomento al vaglio della Procura di Roma.
Questo libro deve molto a “Romanzo criminale”; innanzi tutto perché i fantasmi dei capi della Banda della Magliana aleggiano ancora su questa storia (è facilmente intuibile Nicoletti dietro la figura di zio Nino) ma soprattutto perché anche quello era un romanzo ma era anche verità.
Un limite che a mio giudizio ha il libro è la “romanità” intesa come modo di vedere la vita, la fatalità e lo scetticismo insiti in una città che ha visto tutto e il contrario di tutto, che da millenni vive tra potere temporale e potere spirituale ma è anche abituata alla loro commistione. Non è un libro facile da capire per chi non è romano anche se forse il malaffare e le periferie sono universali ma a Roma quello che peggiora il tutto è che è la sede dei palazzi della politica con il loro strascico di sottobosco più o meno legale, di associazioni, di portaborse, di questuanti, di ristoranti, di circoli e di palestre, di alberghi e di piazze.
Non ci fa una bella figura nemmeno la stampa con il personaggio di Spartaco Liberati nel quale i miei concittadini potranno riconoscere una figura di spicco nel panorama delle radio del tifo romanista (ecco cosa intendevo per limite del romanzo).
Comunque a me il libro è piaciuto moltissimo, c’è tutto: amore odio vendetta amicizia lealtà tradimento come in uno degli antichi classici (avete presente “Giulio Cesare”?) però attualissimo, è scritto in maniera egregia e i personaggi sono descritti bene ma in modo funzionale alla storia.
In ultimo vorrei dire che questo è un libro che ci fa riflettere sul mondo nel quale viviamo, sul malaffare, su come veniamo manipolati da stampa e politica, su quello che altri decidono sulle nostre teste in nome del dio denaro ma che ci regala anche la piccola certezza che qualcuno (pochissimi) riesca ancora a portare a galla, combattere o raccontare tutto questo.
-La Suburra, l’antico quartiere dei lupanari cantati da Petronio, era ai loro piedi. Via dei Serpenti a destra, via del Colosseo e la sacra collina di Giove Fagutale a sinistra….La Suburra, immagine eterna di una città irredimibile. Casa di una plebe violenta e disperata che secoli prima si era fatta borghesia e che della città occupava il centro geografico esatto. Perché ne era e ne restava il cuore. La Suburra, l’origine di un contagio millenario, di una mutazione genetica irreversibile-
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il titolo mi aveva attratto nei giorni scorsi.....
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