Dettagli Recensione
Il Dan Brown della padania
Sarebbe un peccato discettare troppo sulla trama di questo romanzo, come d'altronde lo è secondo me per qualsiasi romanzo, allungando ciò che già è brevemente riportato sul risvolto di copertina. Ne sciuperebbe il principale pregio: il fattore sorpresa.
Sono diversi e costanti infatti i colpi di scena disseminati nel corso del racconto che rendono la lettura piacevole e appassionante.
Il riferimento a Dan Brown, che ormai è diventato un'unità di misura, è nel trasformare elementi storici, artistici e topografici in enigmi utili alla risoluzione del giallo, e Milano è il contenitore di eccellenza di questa storia. Personalmente mi aspettavo una maggiore profondità di questo aspetto (ma io pecco chiaramente di conflitto di interessi, visto che è la mia città). Così come in altre parti del racconto, una maggiore attenzione a implicazioni storiche e sociologiche avrebbe dato quel qualcosa in più per distinguerlo da una lettura avvincente ma senza pretese.
Oltre al ritmo sostenuto, una seconda rilevante qualità è l'ironia nel rapporto conflittuale fra i due protagonisti, il giornalista Malerba e il commissario Ardigò. Uniti da un'antica amicizia ed entrambi coinvolti attivamente nell'inchiesta, si trovano spesso in contrasto per i diversi doveri professionali: lo scoop da una parte e la riservatezza dall'altra.
Infine una nota polemica: trovo subdolo e ridicolo l'uso di disseminare qua e là tracce di propaganda leghista. Giornalista a La Padania, testata che nel romanzo è «tra le più lette dai milanesi» (!) e portavoce di Calderoli, l'autore evidentemente tradisce il suo coinvolgimento politico nel tirare costantemente in ballo rumeni, slavi, tunisini, albanesi, ecc. come comparse in ruoli di criminali brutti e cattivi.
Ma raggiunge il massimo quando tesse le lodi dell'infallibile Ministro dell'Interno dell'epoca (è il 2009): «…uno che non lascia nulla al caso e lavora 24 ore al giorno per combattere la criminalità organizzata e quella spicciola, con gli ottimi risultati a cui stiamo assistendo. Stiamo arrestando ogni giorno mafiosi, camorristi,...» e bla bla bla.
Be', nel caso non bastasse il titolo del romanzo a fornire un'impronta diabolica.
Indicazioni utili
Commenti
11 risultati - visualizzati 1 - 10 | 1 2 |
Ordina
|
Sì, Carcano è schierato politicamente, qualcosa nel suo modo di scrivere c'è, il pensiero è ul suo ma, tu hai letto questo libro con un'ottica già critica nei suoi confronti. Una discriminazione quindi la fai pure tu...
Per onestà, Fonta, ammetto che quando sul risvolto di copertina ho letto "giornalista alla Padania" volevo rimettere il libro sullo scaffale, e quando poi ho saputo che Carcano è perfino il portavoce di Calderoli, volevo riportarlo indietro. Però ricordavo un vecchio servizio del TG3 Regione che parlava di questo romanzo con toni entusiastici, quindi ho deciso di dargli credito. Ben riposto! La lettura, lo ripeto ancora, è piacevole e appassionante, pregiudizi politici esclusi, quindi.
Le tracce (e sottolineo: tracce) di propaganda leghista di cui parlavo mi hanno più divertito che non indignato, perché sono quelle scene di criminalità (furti, aggressioni, spaccio...) a fare da sfondo o da cornice alla vicenda principale, e sono tutte svolte da immigrati. Non un po' da immigrati e un po' da italiani, come accade, ma tutte. Mi chiedo: possibile?
Il problema immigrazione esiste ma merita un approccio più realistico, altrimenti è propaganda, e non risolve nulla.
E poi la leccata a Maroni... da scompisciarsi, sembrava una dichiarazione di Salvini.
11 risultati - visualizzati 1 - 10 | 1 2 |