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Tre palpebre per una donna-coccodrillo
Enoch è un ragazzino di tredici anni e ha un problema di deambulazione: “Avrebbe preferito che gliele avessero tagliate, quelle gambe, piuttosto che costringerlo a camminare come Frankenstein dentro a tutori di metallo, rigidi, freddi, scomodissimi. Wall-e, lo chiamano così a scuola … come il robot di un film della Pixar…”
Scopriremo poi che soffre di “artrite idiopatica giovanile” che causa “un’infiammazione cronica e persistente alle articolazioni.”
Il suo problema fisico lo costringe a subire i soprusi dei compagni (“una spinta … lo fa barcollare come una marionetta fallata”), verso i quali nutre sentimenti di paura e astio (“Nel cuore di Enoch c’è un mare in tumulto, ora. E un odio sincero che gli germoglia in petto come un papavero nero”).
Poi il capo dei bulli, Alex, scompare…
Tutti i tasselli (be’, non proprio tutti!) si ricompongono secondo il lume della ragione in questa vicenda che nasce tra descrizioni horror: l’ambiente è un vecchio stabilimento abbandonato, ove abbondano scarafaggi, topi e rettili (“Sarebbe il regno perfetto per serpi d’acqua, ratti e blatte…”) che spesso rendono visita a Enoch, di notte, nei suoi sogni tormentati.
La vicenda assume poi toni esoterici (“Psicostasia significa pesatura delle anime…”), grazie a un ciondolo che reca impressa l’immagine del dio coccodrillo degli antichi egizi, attraverso un passaggio segreto nella casa di Enoch e mediante i poteri occulti di Dorotea, la mamma (già, una madre che decide di chiamare Enoch il proprio figlio…), che sembra avere “tre palpebre rettili, proprio come i coccodrilli”. Ma anche per questa dimensione più misteriosa Lorenza Ghinelli cala il suo asso nella manica: Rebecca (“Sono una consulente, esperta di cultura e tradizioni gitane… Religioni antiche, rituali satanici, tradizioni pagane…”), che saprà ricondurre tutto (be’, ancora una volta, non proprio tutto!) a ragione.
Un romanzo tanto breve quanto divertente, nel quale Lorenza Ghinelli riconferma la propria vocazione nel coniugare effetti spettacolari della narrazione e indagine psicologica (qui soltanto accennata, considerata la brevità del testo) sui più giovani, agglutinando intrattenimento e spunti di riflessione con un interessante affondo in una cultura tra le più antiche: quella dei faraoni e delle loro divinità zoomorfe.
Bruno Elpis
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Lorenza è mia conterranea e mi fa piacere che dia prova di scrivere bene......
personalmente La colpa mi ha lasciato un ottimo ricordo
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