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L'ipotesi del male
Sono trascorsi sette anni dal tragico epilogo dal caso del “Suggeritore” e l’Agente Mila Vasquez porta ancora su di sé i segni delle ferite che le sono state inferte. Non solo le cicatrici di quei tagli che si procura da sola, per non dimenticare mai il Male che l’ha “toccata”, ma anche il tormento che ha messo radici dentro di lei. Mila è stata presa dal buio, e il buio è divenuto parte della sua anima. È per questo che si trova così a suo agio a lavorare nel “Limbo”, il Dipartimento della Polizia che si occupa di persone scomparse. Un luogo in cui il tempo sembra essere stato sospeso al momento in cui le “vittime” sono state avvolte dal nulla.
Improvvisamente l’agente Vasquez si trova a dover fronteggiare un inquietamente enigma: gli scomparsi cominciano a far ritorno per mettere in atto una serie di raccapriccianti atrocità.
Ora, come all’epoca del caso del “Suggeritore”, Mila si trova ad ingaggiare una partita a scacchi con le tenebre. Ancora una volta i suoi fantasmi torneranno a farle visita. Non le resta che mettere mano al proprio coraggio e combattere una battaglia giocata sul filo del rasoio, in cui il minimo errore potrebbe consegnarla per sempre al buio. Nulla è come appare, comprendere di chi fidarsi diventa complesso e il richiamo dell’ignoto si fa sempre più invitante…
Dopo “Il suggeritore” Donato Carrisi ritorna con un nuovo thriller, “L’ipotesi del male”, ispirato a tali vicende ed in grado di ricrearne le agghiaccianti atmosfere. Straordinaria è la sua capacità di condurti per mano nel cuore delle situazioni descritte. Il coinvolgimento è tale da arrivare perfino a percepire una sorta di timore ad alzare gli occhi dal libro, in quanto ci si convince che ci si ritroverà ad osservare quanto si è appena letto. Ci sono passaggi duranti i quali il sangue nelle vene comincia a gelare e realtà e finzione sembrano confondersi.
A Carrisi va anche riconosciuto il merito di aver dato spazio ad un tipo di serial killer in grado di allettare sensibilmente l’interesse dei lettori. Parliamo di un individuo in grado di farci letteralmente accapponare la pelle: non si sporca le mani con il sangue, non brandisce l’arma che toglierà la vita alla propria vittima. Lui è molto peggio. Si serve della persuasione per entrare nella mente delle persone e le convince ad uccidere al posto suo. Rimodella la psiche di individui fragili, deboli, allo sbando ed insinua nei loro pensieri l’idea che massacrare sia lo scopo ultimo della loro esistenza. La legge non può nulla contro di lui. È sempre un passo avanti rispetto alla polizia e conosce ogni intimo segreto di chi ha deciso di colpire. Non sono i vampiri o gli zombie a farci paura, sono questi i mostri che ci tolgono il sonno e che, al tempo stesso, stimolano quella curiosità che è figlia dell’attrazione che proviamo nei confronti di ciò che è macabro o raccapricciante. Quella stessa attrattiva che ci spinge, ad esempio, a rallentare l’auto nei pressi di un incidente o fare la fila per vedere l’ultimo film horror uscito al cinema.
A questo tema si accompagna quello delle sparizioni. Nei momenti più cupi molte persone fantasticano di abbandonarsi totalmente all’oblio. Partire per non fare più ritorno, lasciandosi alle spalle delusioni, fallimenti e problemi. Ma il quesito, che Donato Carrisi ci sottopone per mezzo delle pagine de “L’ipotesi del male”, è: fuggire è la giusta via per saldare per sempre i debiti con il passato o questo prima o poi tornerà ad affacciarsi anche nella nuova vita? È davvero possibile lasciarsi tutto alle spalle?
Il serrato susseguirsi degli eventi del romanzo consentirà al lettore di riflettere su questo interrogativo e di prendere atto che nella lotta fra Bene e Male nulla è definitivo. Seppur si tratti di due elementi diametralmente opposti, si rivelano perfettamente capaci di interagire e mescolarsi fino a rendere complicato distinguerli. Si può agire in nome del Bene macchiandosi di orribili delitti? Come giudicare chi, pensando di agire rettamente, compie azioni che avranno atroci conseguenze?
“Il suggeritore” e “L’ipotesi del male” rappresentano due esempi lampanti di thriller che possono regalarci molto di più di un semplice brivido. Indagano e mettono a nudo le debolezze umane, ci consentono di scandagliare l’animo dei protagonisti e di affrontare un viaggio attraverso all’oscurità che ci accarezza nei momenti più difficili.