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I Peanuts come attenuante
Alla sua seconda prova di scrittore intitolata “Niente di vero tranne gli occhi”, Faletti sfodera un noir contaminato dallo stile hollywoodiano, più del primo “Io uccido”, che per lo meno aveva un’ambientazione europea.
Romanzo hollywoodiano – dicevo - per la narrazione a effetti speciali, quasi cinematografici, per il ruolo svolto dal fumetto d'autore (i Peanuts!), per l’esplicita ammissione dello scrittore che confessa di aver tratto spunto da autori come Connelly e Deaver, per la localizzazione della vicenda nella Grande Mela (perché anche la digressione a Roma è vista in stile “Vacanze romane”, attraverso gli occhi dello yankee in libera uscita).
Il primo a essere ucciso è Jerry Kho, artista (?) emergente nel body painting, una tecnica praticata unitamente a sesso sfrenato e doviziosa assunzione di sostanze psicotrope. Il cadavere viene ritrovato macchiato di vernice rossa, quella utilizzata per l’ultima opera. L'assassino ha soffocato la promessa dell’avanguardia figurativa preoccupandosi poi di ricomporre il cadavere secondo un modello: un Peanut di Schulz! Il dito in bocca e la coperta di lana contro un orecchio della salma alludono a Linus. Accanto a lui, un messaggio in codice sul muro annuncia la prossima vittima: Lucy.
Le indagini scattano immediatamente e in sordina: perché Jerry Kho è lo pseudonimo di Gerald Marsalis, figlio di Christopher, sindaco di New York. Il primo cittadino chiama in aiuto suo fratello Jordan, ex tenente di polizia sospeso dal servizio per un’oscura vicenda.
Intanto il killer agisce indisturbato: Chandelle Stuart, giovane e viziatissima ereditiera, viene trovata morta. Il suo cadavere ritrae Lucy, appoggiata al pianoforte come se stesse ascoltando il suo adorato Schroeder. L’indizio per l’omicidio successivo è la frase "Era una notte buia e tempestosa..." La vittima designata è dunque Snoopy. Ma chi è Snoopy in una metropoli come New York?
Poi entra in scena Maureen Martini, giovane commissario della polizia italiana accecata e privata del suo grande amore da un boss albanese. La donna si reca a New York per un trapianto di cornee. Improvvisamente inizierà a essere tormentata da visioni delle vittime degli omicidi e contribuirà in modo determinante alle indagini di Jordan. Quest’ultimo - tra sparatorie, il rapporto con l’ambigua Lysa e i conti in sospeso con il passato - riuscirà a individuare il killer anche grazie a un salto funambolico (ma è ammesso nei thriller? Però … forse Faletti se lo può permettere!) dal piano logico a quello metafisico.
Io non mi formalizzo e, concedendo al proteiforme Giorgio le attenuanti generiche, assolvo l’ex comico in contumacia dal reato di aver proditoriamente introdotto in un “giallo” (e per di più nella fase cruciale!) l’elemento paranormale. E sapete in nome di cosa pronuncio la mia generosa sentenza innocentista? Ma è ovvio: i Peanuts! In fondo sono maschere anche loro …
Bruno Elpis
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Commenti
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Ti ho letto, ciao :)
:-P
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L'accostamento a Deaver è positivo o negativo?
Ciao...