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Omicidio d'annata
E' datato fine millennio scorso il caso che intendono farci gustare i quattro vecchietti del Barlume. L'annata sembra delle migliori, si odono sentori di truffa e speculazioni edilizie, profumi di saga familiare e note di omicidio, che si rivelano solo dopo un attento assaggio. Venti anni di invecchiamento sono stati necessari prima che la morte del proprietario di una lussuosa villa oggi trasformata in beauty-farm, perdesse l'attributo di naturale per arricchirsi del sapore dell'omicidio. Così i quattro degustatori di semolino sono ancora in prima linea per sorbirsi il caso e a colpi di pettegolezzo e maldicenza non risparmiare nessuno compresi, stavolta, dottori, diete e giocatori di briscola.
Di hitchcockiano richiamo questo “La carta più alta”, ha uno dei protagonisti, nel nostro caso il "barrista", infermo dopo una caduta costata un legamento. Dalla sua camera di ospedale, come Jeff dalla finestra sul cortile, Massimo osserva le vicende che si dipanano al suo capezzale, osserva gli attori e i loro comportamenti, ripensa e analizza, riflette e deduce e, mentre i vecchietti lo assistono solerti, ha l'intuizione giusta stuzzicata dalla lettura della strana accoppiata dei testi deuterocanonici e del giornale in rosa.
Immancabili, le battute frizzanti e ironiche, il noto sarcasmo dei protagonisti e il buonumore diffuso che fanno del romanzo, oltre che un giallo, un racconto di vivere paesano, la storia corale di una comunità (Pineta), in cui tutti sanno tutto di tutti e dove quello che non si sa viene inventato e fatto sembrare vero tramite il passaparola.
Sopraffino toscano da gustare!