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Un torbido delitto in ambiente familiare
Una nuova inchiesta del sempreverde Commissario Montalbano. Come affermato in una intervista a “Il Fatto quotidiano” del giugno 2013, Andrea Camilleri ha promesso che per il momento Montalbano non andrà in pensione (né morirà) e che, sempre per ora, non intende farlo convolare a nozze con l’eterna fidanzata Livia. Ed è proprio Livia che, in questa nuova avventura, è presente più del consueto : i due indubbiamente si vogliono bene (complice forse la lontananza !) e, anche se la pazientissima Livia è una pessima cuoca (la fidata cameriera Adelina trionfa sempre, con la sua consueta abilità nel cucinare pesci di ogni genere !), non ci sono baruffe ed il legame con Salvo appare rinsaldato. Il nuovo giallo camilleriano inizia con un bel delitto : un emerito ricco lestofante viene addirittura ucciso due volte, col veleno e con la pistola. L’intricata vicenda mette a dura prova l’acume di Montalbano, e non solo: anche il suo vice Mimì Augello ed il buon Fazio contribuiscono a dipanare la matassa, scoprendo un groviglio di interessi familiari (c’è di mezzo un testamento) e , nel medesimo “covo di vipere”, sordide vicende che, sin quasi alla fine, mascherano un rapporto incestuoso. Camilleri tratta la delicata vicenda da par suo, con mano leggera, senza indulgere al grottesco. Rispetto ad altre inchieste del Commissario Montalbano, Camilleri dà più spazio all’analisi dei personaggi : per questo forse non soddisfa troppo i lettori amanti dei colpi di scena, anche se Camilleri è sempre Camilleri ed un bel 10 ( vedi la critica del Corsera) gli va quasi sempre assegnato di diritto. Come sempre, fanno ala al Commissario l’imprevedibile Catarella con le sue simpatiche scempiaggini, l’irascibile patologo dottor Pasquano, il p.m. Tommaseo con le sue debolezze : questa volta c’è in più uno strano personaggio (sembra un barbone ma non lo è), che suscita la compassione di Livia e che contribuirà involontariamente, e non poco, ad indirizzare Montalbano alla soluzione del caso.