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Omicidi per tutte le stagioni
L’ispettore Ferraro è una sagoma: irrituale nei rapporti con i colleghi, grezzo e sanguigno nei confronti di sospettati e inquisiti, ruvido e istintivo nelle relazioni umane. A momenti sembra un selvaggio.
Lo scenario ove opera è Milano, città dai contrasti accentuati tra l’anonima periferia (“Il cortile sembrava un pozzo bitumato. Tutt’attorno, scoscese, le pareti dei palazzi buttavano ombre nerissime. Duecento famiglie vivevano in quel supercondominio”) e il centro pieno di segreti, sorprese e rivelazioni inaspettate (“Se … come un insetto riusciste a penetrare in una di quelle blindatissime case … avreste una fastidiosissima sensazione di vertigine. Logge più rigogliose della serra di Vienna, saloni immensi affrescati tipo il Tiepolo o giù di lì, camere da letto degne dello zar di tutte le Russie …”).
Con questo protagonista, in questa ambientazione, scorrono quattro storie di sangue, una per ogni stagione. Ciascuna introdotta da un aforisma sulla morte.
ESTATE: “La morte dà, così, fulminei anticipi di sé” (Attilio Bertolucci).
AUTUNNO: “La morte non finisce mai” (Giorgio Caproni).
INVERNO: “Per tutti la morte ha uno sguardo” (Cesare Pavese).
PRIMAVERA: “Ed è il pensiero della morte che, infine, aiuta a vivere” (Umberto Saba).
Nell’episodio “Autunno”, Ferraro indaga su un incidente stradale che ha tutta l’aria di essere un’esecuzione e riguarda “Francesco Donnaciva … un pezzo grosso, uno dei personaggi più influenti di Milano. Uno di quelli che fanno tremare giunte regionali e governi nazionali”. Facile pensare a una vendetta, come ipotizza il figlio Mario: “Mio padre era un uomo di potere. Chi esercita il potere ha solo nemici”. “Era un pessimo padre. Se non fosse che ho un alibi di ferro potreste sospettare pure di me”. E se non fosse che … anche Mario viene ucciso.
Il racconto fornisce uno spaccato della Milano potente, la Milano da bere e che beve (e che sniffa). Così come il primo racconto, ESTATE, è uno squarcio sugli squallori suburbani della Quarto Oggiaro multietnica.
E allora, parafrasando il titolo, per cosa si uccide?
L’autore la fornisce, la risposta. Eccome se la fornisce.
“Si uccide per i soldi e per il sesso, in buona sostanza si uccide per il potere”.
Anzi no. Biondillo ci ripensa. E noi insieme a lui.
“Si uccide perché qualcuno non ti ha permesso di godere del più puro di ogni amore. Anche per questo si uccide. Si uccide per odio, e anche per amore”.
Ma non è un modo come un altro per sostenere che ci sono mille ragioni per uccidere?
Bruno Elpis
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Commenti
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In fondo diciamo la stessa cosa.
Il virgolettato lo utilizzo volutamente, per significare che il pensiero non è mio.
Io, se devo dirla tutta, penso - dal più profondo del mio cuore - che amore sia innanzitutto tolleranza. Libertà. Sapere che l'altro è felice, magari anche se noi non lo siamo.
:D
Parlando del libro... con questo libro ho conosciuto Biondillo e mi è piaciuto il suo modo di scrivere.
Hai detto bene un giallo non canonico e tra una risata, che mi hanno suscitato i dialoghi tra Ferraro e Lanza e certe situazioni un pò più amare....
La genialità di Biondillo :
"La città era in piena evacuazione. In stazione centrale la calca non aveva fine, sembrava che il servizio di prenotazione dei posti fosse roba da scandinavi. La massa meridionale faceva ritorno alle terre d'origine, così come ogni anno, con un certo gusto per la transumanza. l'esodo doveva provarti fisicamente a ricordo del primo passaggio del Mar Rosso, dalla Terronia all'Alitalia, di modo che gli abbracci parentali fossero più caldi all'arrivo e i resoconti del viaggio sempre epici da narrare attorno alla tavola. Quarto Oggiaro metteva tristezza....Milano, senza i suoi abitanti, semplicemente non ha senso....."
L'essere un po' sopra le righe, a parer mio, è un motivo che fa amare Biondillo. Ma qualche volta sortisce anche l'effetto opposto, perché l'eccesso può suscitare sentimenti contrastanti. Che ne pensi?
A volte penso che alcuni calcano un pò troppo la mano, arricchiscono troppo le trame di brutture e forzature, ma se diamo uno sguardo alle cronache di tutti i giorni ci accorgiamo che la realtà è più cruda della finzione.
Amare qualcuno senza l'egoismo di pretendere di essere riamati.
Qualcuno ne è davvero capace?? Esiste una persona così nobile? Io non ci credo, forse esiste tra i santi o tra i personaggi dei romanzi.
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...e in questo libro, ogni momento è quello giusto per la morte...
Accidenti Bruno !!!
Pia