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Inclinazioni sul filo del rasoio
Un caso divertente – divertente come può esserlo un giallo, si fa per dire, visto il numero dei morti in campo e il tema della tortura di animali – è quello che spetta, in modo rocambolesco, al “vicequestore Mastrantonio, della mobile”, suo malgrado, “a quattro giorni dalle ferie”.
Tutto parte in sordina, con una – sembra innocua – visita a “uno dei primi ricoveri privati per randagi sovvenzionati dagli enti locali”, amministrato dal veterinario-guru Farisi. Lì Mastrantonio conosce Laura.
Poi viene commesso un delitto che sembra a sfondo ‘bondage-gay’.
Anche Laura viene trovata assassinata nel suo appartamento. Stessa tecnica elementare: “Anche per lei un taglio solo, da sinistra a destra”. Anche Laura sembra aver avuto inclinazioni sessuali particolari.
Il tentativo di individuare l’identità del terribile “Rasoio”, questo è il nomignolo dell’assassino, porterà il vicequestore Marcello a conoscere il mondo delle scommesse clandestine (“Camionate di soldi. Rende quasi quanto la cocaina, ma si rischia molto di meno”), dei traffici illeciti (“Quelle povere bestie sono pazze o drogate o tutt’e due le cose. Si sbranano letteralmente, continuano a mordersi anche con le gambe spezzate o le gole aperte”) e delle torture praticate sugli animali (“L’affetto che quelle belve mostravano per gli esseri umani mi stupiva. Pensai alle torture del video, allo spietato tirocinio che trasformava quei cagnoni pesanti e languidi in combattenti assetati di sangue”).
Le pagine scorrono veloci, il ritmo è serrato, la storia ben costruita e sostenuta da un umorismo che ruota intorno alla figura del protagonista che tra la pratica delle arti marziali (ju jutsu), combattimenti corpo a corpo (l’escrima, “una terribile tecnica di combattimento con le armi nata nelle Filippine”) e situazioni o equivoci da sceneggiata (il trans “Sarah era apparsa in tutto il suo splendore: mutandine e reggiseno di pizzo rosso, chioma platinata scomposta, medicazione alla spalla e barba a fior di pelle. Gli slip non nascondevano nulla della sua prorompente …”) ha anche l’ispirazione giusta: “Il satori, secondo i buddisti, … l’illuminazione che arriva in un lampi, quasi sempre nei momenti meno adatti”.
Bruno Elpis
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@ Gracy: mi manca l'istinto del lupo!!! In entrambi i sensi!!!
eheheh...penso che è meglio avere l'istinto di un lupo che d'una colomba...quest'ultima non sembra ma è molto più pericolosa.
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Pia