Dettagli Recensione
Avventura mozzafiato
Quattro giovanissime protagoniste. Ambientazione da sogno. Un'avventura che non ti fa tirare il fiato.
A cavallo tra l'infanzia e l'età adulta, Rebecca, Stella Livia e Valentina, si trovano invischiate in un mistero molto più grande di loro, un mistero feroce, che si prende le vite di altri ragazzini e azzanna la loro estate, trasformando i boschi assolati dei giochi d'infanzia in luoghi oscuri pieni di ombre che le aspettano in agguato.
La paura dovrebbe respingerle e allontanarle, verso la sicurezza della casa e la protezione degli adulti, invece, come spesso accade a quell'età, l'orrore esercita sulle ragazzine un'attrazione irresistibile, che si mescola alle prime uscite di nascosto, ai primi amori, alle prime innocenti bugie.
Un thriller che è quasi un romanzo di formazione, ma il pericolo qui non è solo la perdita dell'infanzia. Le loro stesse vite si troveranno minacciate dalla belva, e l'unica arma che avranno da opporle sarà l'amicizia che le stringe forte l'una all'altra.
Se vedete i commenti che ho fatto ai suoi romanzi precedenti capirete che sono profondamente innamorato di Francesca Bertuzzi. Trovo, e non è un'esagerazione, che sia la scrittrice più potente che ci troviamo in casa. Lo dico da quando ho letto "Il Carnefice", e mi fa piacere che i numeri mi abbiano dato ragione... Gli italiani che hanno venduto 100.000 copie all'esordio credo si possano contare sulle dita di una mano. Una è lei. Ti incolla alle pagine come Dan Brown, scava nelle paure come il miglior King, e usa le ambiantazioni con lo sguardo magico di Crichton, ma non tralascia mai l'umanità più profonda dei suoi personaggi. Ed è cresciuta. Molto.
Due citazioni:
"Le loro bocche rimasero aperte ad aspettare che ci entrassero dentro le mosche. Stella si alzò e mi prese la mano.
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Glela strinsi come si stringono le ginocchia quando ti stai per fare la pipì addosso."
"E anche allora mi sentivo così, come se fossi già salita sul Titanic e quello fosse salpato in mare aperto, dritto contro il famoso iceberg.
Ora so che sarei potuta scendere in qualunque momento.
Ma non lo feci.
Assecondai quella giostra per non sentirmi piccola e fifona. Perché era troppo bello quello che provavo con i ragazzi intorno per rinunciarci.
Perché ero giovane, e Tosco aveva ragione: i giovani, a volte, sono stupidi."