Dettagli Recensione
Lettura non fondamentale
Concesso un turno di riposo ai vecchietti del BarLume, Malvaldi si abbandona a questo divertissement giocando con due generi ben definiti, il romanzo di ambientazione storica e il giallo con un cadavere in una stanza chiusa. Nel castello di una famiglia nobiliare in decadenza, posto dalle parti di Campiglia Marittima in provincia di Livorno, viene scoperto un delitto proprio quando in casa ci sono ospiti: uno di questi è il gastronomo Pellegrino Artusi, stazza imponente e baffi ancor di più, le cui intuizioni saranno preziose per il delegato di polizia Artistico impegnato a scoprire il colpevole. L’uomo passato alla storia con un trattato di cucina non è che sprizzi simpatia, visto che dimostra di avere una notevole considerazione di se stesso – ma non è un tratto caratteristico anche di Sherlock Holmes? – e così la capacità di immedesimarsi del lettore si rivolge soprattutto al poliziotto, impegnato a scontrarsi, più che con il mistero, con una serie di personaggi che gli riesce di sopportare solo con grande difficoltà. Il divertito disegno delle figure di contorno è uno dei punti forti del libro (si vedano ad esempio la cuoca, il dottore e i due eredi della casata) con il solo neo di quella di Cecilia, abbandonata proprio quando pare promettere qualcosa di più: al confronto, la storia gialla è un po’ debole, quasi fosse solo un pretesto per poter ridisegnare, con abbondanza di note satiriche, un pezzo di Toscana alla fine dell’Ottocento. La soluzione del mistero risulta infatti alquanto macchinosa, così che la conclusione è la parte più debole di un libro che per il resto scorre con gran ritmo grazie anche alla vena di pungente umorismo dell’autore: non mancano i momenti che fanno sorridere – grazie, ancora una volta, alla caratterizzazione dei personaggi oppure alle sottolineature riguardanti il momento storico in cui si svolge l’azione – mentre altri si rivelano più scopertamente comici. Una brillantezza di scrittura che, insieme al desiderio comunque presente di scoprire come va a finire, costringe a girare le pagine con una certa insistenza per un libro che, non certo fondamentale e forse minore anche nella bibliografia del suo autore, sa regalare alcune ore di svago estremamente piacevole e con l’aggiunta, per chi si volesse cimentare, della ricetta del pasticcio di tonno che delizia l’Artusi all’inizio e alla fine del romanzo.
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