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Un covo di vipere
 
Un covo di vipere 2013-06-16 21:58:58 silvia t
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia t Opinione inserita da silvia t    16 Giugno, 2013
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Un covo di vipere

Non è lo stile particolare e fresco a farla da padrone in questa indagine del commissario Montalbano, ma il tema affrontato, crudo e aspro come un limone acerbo, addolcito dalla penna ironica e mai eccessiva di Camilleri.
Attraverso un sogno si ha una prima e immediata caratterizzazione del protagonista, che ci appare in una solitudine determinata colmata, in parte, da sporadiche visite della fidanzata lontana, anch'essa ritratta con poche pennellate che ne esaltano le caratteristiche peculiari.
Se il lettore si avvicina a questo titolo senza conoscere gli altri episodi non ha quel senso di smarrimento che si potrebbe aspettare; si trova a Vigata, ne impara a conoscerne la terra e il mare che immenso, è l'orizzonte in cui si esaltano tutte le emozioni: la rabbia, la vergogna, il rancore, ma anche l'amore, la serenità, la pace.
L'indagine in se stessa è semplice, lineare; la soluzione evidente, quasi fin dalla prima pagina, fin dai primi interrogatori, ma la mente la rifugge, mentre l'istinto l'insegue, in un frenetico balletto che pagina dopo pagina non permette di prendere respiro.
I personaggi secondari sono delineati nei loro tratti caratteristici in modo naturale, presentandoli in tutta la loro personalità a chi non li conosce, ma non appesantendo la lettura a coloro per i quali, ormai, sono vecchi amici.
La personalità degli indiziati è analizzata a fondo, ogni azione fa seguito ad una sfaccettatura del carattere, la loro psicologia è delineata e precisa; per la vittima non c'è pietà, si cerca giustizia, ma non gli è perdonato niente della sua torbida vita; non vi è empatia, non vi è giustificazione né catarsi, ma solo una vertigine che risucchia in un gorgo sempre più profondo.
Lo stile di Camilleri risulta di difficile comprensione se si è neofiti del dialetto siciliano, ma come per incanto, dopo un'iniziale fatica tutto appare leggero e semplice, quasi abituale; solo una grandissima conoscenza della lingua italiana e delle sue regole grammaticali e sintattiche può riuscire in un compito così arduo, conoscenza che l'autore dimostra di padroneggiare senza problemi, permettendosi virtuosismi stilistici poco frequenti in un poliziesco.
Nel finale, ancora una volta, il commissario si trova a risolvere il caso, grazie ad espedienti che appaiono un po' forzati, inverosimili, ma sospesi in una dimensione dove tutto può succedere, dove aleggia un velo di irrealtà che tutto avvolge e Montalbano si trova a dover scegliere se squarciarlo, macchiando di reale qualcosa che il mondo non può accettare o lasciare all'irreale la verità, dove essa può esistere.
Più che per l'indubbio valore stilistico merita la lettura per il contenuto e per come questo è trattato, con grazia e leggerezza che lascia storditi e attoniti, poche ore per un libro che porterà molti giorni di riflessione.

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Commenti

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Non a caso Camilleri è il Sommo ;)
In risposta ad un precedente commento
silvia t
17 Giugno, 2013
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Mi ripeto, non è il mio genere, ma l'ho trovato davvero interessante e sarebbe bello discutere del contenuto con chi lo ha letto.
Complimenti Silvia, recensione ben scritta, ben mirata ed esauriente!
Recensione intelligente e acuta , Silvia , ma questo Camilleri non mi ha pienamente convinto.
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