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TROPPA "CARNE AL FUOCO"
Appena ho iniziato la lettura, la sensazione provata era un misto di stupore e soddisfazione, il pensiero, man mano che le pagine si susseguivano era: “ Bene, un autore italiano che scrive un thriller senza il classico logo “Made in Italy”.
Un libro insomma, che avrebbe potuto competere con colleghi oltre-oceano.
L’ entusiasmo iniziale si è un po’ smorzato man mano che la lettura procedeva.
Carrisi ha indubbiamente buone doti riferibili alla descrizione dei personaggi, come tipologia dei crimini e descrizione delle tecniche investigative; questo libro però è davvero troppo pieno di eventi, difficilmente sviluppabili anche per i più “esperti” del genere.
Sei bambine scomparse nel corso degli anni, delle quali, cinque vengono ritrovate dove il killer vuole ora collocarle.
Tante storie parallele importanti:
- Il criminologo abbandonato dalla moglie, con un figlio piccolo ed una “macchia indelebile” inerente ad un precedente caso gestito male (ma poi sarà proprio così?);
- Mila, specialista assunta per ritrovare l’ultima bambina, presumibilmente ancora in vita,perché nessuno come lei, è in grado di entrare nella mente del killer ed interpretare gli indizi (anche meglio del criminologo? Pare proprio di sì!)
- Sarah Rosa, agente specializzata nell’informatica, che stabilisce subito un cattivo rapporto con Mila, che nasconde un grandissimo segreto legato al caso in questione (del quale non preannuncio nulla)
E poi c’è il serial killer, spietato, che non rallenta il ritmo delle sue “messe in scena” e sembra essere sempre un passo avanti agli agenti investigativi.
E ancora, chi è il detenuto RK-357/9?
Tutti i personaggi sono strettamente legati ed intrecciati agli eventi del - qui e ora –
Man mano che scorrono le pagine, il ritmo diventa sempre più serrato ed incalzante, perdendo di profondità e completezza.
E poi…. Una cosa che mi ha dato particolarmente fastidio è il continuo domandarmi: “ Ma dove siamo?
Più volte, nel corso della lettura, ho pensato di soffrire di una sorta di amnesia inerente ai luoghi, ma proprio non vengono indicati, se non con qualche iniziale sparsa qua e là all’inizio dei capitoli, solo qualche accenno al clima rigido, ma non c’è molto altro… Personalmente amo poter localizzare correttamente i vari personaggi e sapere dove “mi sto trovando”, cosa impossibile da fare in questo libro.
E ancora il serial killer, rimane comunque sviluppato in maniera embrionale.
Per non parlare del “suggeritore” e non dico altro.
Insomma un buon thriller, forse un po’ di presunzione di poter pensare di gestire tanta “carne al fuoco” in modo eccellente.
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Complimenti è chiara e ben motivata.