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QUANTO SPAZIO?
Quanto spazio occupa la vendetta nel pensiero di un uomo? Quanta parte della vita ti ruba questo pensiero? E il volume occupato da questo pensiero è pari allo spazio che si libera una volta che la vendetta è compiuta? Ha lo stesso peso? Io credo di no.
Vichi racconta una storia senza appellarsi ad alcun dubbio, dando alla vendetta un carattere giustiziere e pacificatore, caldo e confortante. Un ruolo giocato nella vita di un uomo che non ha più niente, senza stimoli né scintille. Quest’uomo è Rocco, la cui esistenza viene trascinata da una fortissima delusione sino all’estrema sponda della disperazione, della povertà e della solitudine. Si ciba di spazzatura, ruba quanto gli è indispensabile e ha smesso di pensare.
Questa apatia si spezza quando improvvisamente si ritrova davanti l’immagine dell’uomo a cui Rocco dà la colpa di tutto ciò che è accaduto e il pensiero della vendetta torna quindi prepotente nella sua vita.
Molto originale è il metodo scelto per portare a compimento questa sua volontà, un metodo che ovviamente non svelo e che se possibile aggiunge ancora più gelo e grigiore alla già infelice esistenza di Rocco.
Mi ha colpito il ragionamento a margine, portato nel racconto da colui di cui Rocco si vuole vendicare. Una tesi che porta al tentativo di dimostrare che il sentimento dell’Amore è contro la legge della natura, che essendo votata all’evoluzione risulta di conseguenza contraria all’accoppiamento irrazionale. Non concordo con tale tesi ma la ritengo frutto di una mente molto affilata.
Purtroppo il finale è debole e scialbo, senza aggancio e senza presa e questo ha inciso notevolmente sul mio giudizio complessivo.
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