Dettagli Recensione
Le ferite invisibili
Ci sono ferite fisiche che parlano da sole.
Ci sono ferite invisibili, laceranti ma silenti; le ferite dell'anima.
Lorenza Ghinelli con grande coraggio scandaglia le sofferenze dell'infanzia, un'età che non tutti i bambini hanno la fortuna di vivere in maniera spensierata e contornata di affetto.
Le storie che si intrecciano in questo romanzo sono irte di spine, bruciano l'anima come tizzoni ardenti, indignano e commuovono senza riserve.
L'autrice utilizza in modo incisivo e senza veli la sua penna per disegnare il mondo dei bambini e quello degli adulti, senza concedere spazi ad alibi per perdonare comportamenti aberranti.
Il mondo di Estefan, Martino e Greta era luminoso e colorato, così come richiede l'infanzia, ma l'avida, la malata, la violenta, la corrotta, l'egoista mano adulta l'ha contaminato, rendendolo un mondo pieno di paura, di odio, di rancore.
Il mondo svuotato e devastato di un bambino diviene il mondo claustrofobico e invivibile di un adolescente e di un adulto; le ferite procurate nel cuore e nella mente di un bambino, grideranno per sempre di dolore. Difficile mettere a tacere un animo calpestato, privato di amore, comprensione e dignità.
Mirabile l'impegno profuso dalla giovane Ghinelli nel parlare di argomenti scottanti, dalla pedofilia alla disgregazione familiare, all'inadeguatezza del mestiere di genitore.
La narrazione non banalizza mai situazioni e stati d'animo, ma delinea con cura lo sfiorarsi e lo scontrarsi del pianeta” infanzia” con quello “età adulta”, mettendo in risalto i numerosi punti di divergenza; intense e profonde le analisi sull'io più segreto del mondo dei piccoli, un mondo che anela ad essere riempito di amore, di gioco, di sole.
Appositamente in questo racconto l'autrice fa albergare tanto buio, tanti fantasmi, tanta notte.
Si coglie forte un monito per il pubblico adulto, affinché possa assumere consapevolezza delle conseguenze del suo agire sui più giovani, su coloro che si apprestano a sbocciare e divenire poi gli adulti del futuro.
Lo stile narrativo della Ghinelli denota già un carattere personale, una predilezione per toni secchi e taglienti, senza togliere il dovuto spazio a momenti di riflessione accompagnati da una penna più morbida e levigata; una voce a tratti ancora acerba nel calibrare il flusso narrativo, tuttavia un'ottima promessa per il nostro panorama letterario.
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Commenti
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E' con dolore e rabbia che dico che ho trovato le storie specchi della vita reale e della cronaca, per nulla forzati. In merito alla capacità di delineare la figura di bambini e adolescenti penso che il lavoro dell'autrice sia buono, considerata anche la sua scarsa esperienza letteraria.
Ultimamente dedico parecchio spazio ad autori giovani e devo dire che la lettura di questo lavoro mi ha trasmesso emozione e commozione.
Bruno
Mi segnai il titolo dopo aver letto la tua recensione......
Mi hai convinta,come sempre, credo proprio che leggerò...
in effetti tra le giovani penne sto notando tanta voglia di affrontare temi sociali importanti.....
Affrontarlo come un noir non è corretto e potrebbe solo deludere........io ci ho letto ben altro tra queste pagine e lo reputo una buona prova per una giovane autrice!
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Una domanda: i personaggi come sono caratterizzati, anche se sono bambini e come tali hanno una percezione del mondo tutta sua, appaiono credibili o sono costruiti per assecondare la trama?