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Il flagello della peste a Milano...
Un thriller avvincente ambientato nella Milano del 1576: la peste invade Milano, come un flagello irrimediabile, terribile...rendendola desolata, deserta, come avvinghiata da un male che non perdona.
In questa Milano flagellata, che piange nei suoi tristi paesaggi spettrali, in cui pare sgretolarsi ogni barlume di umana speranza, si inserisce la storia del notaio criminale Niccolò Taverna, che si trova a dover investigare su due gravi misfatti: il furto di un oggetto sacro nel Duomo che pare cosa, ancora più grave sia stato usato per commettere l'omicidio di un importante personaggio dell'Inquisizione.
Fra intrighi politici, sospetti anche infondati, turbe di odio popolare che a volte rasenta la follia, la storia si snoda, aumentando il suo pathos e l'interesse del lettore cresce.
Mentre la povera umanità malata langue confinata nelle case, in attesa della morte, il notaio metterà a disposizione la sua abilità investigativa per giungere alla risoluzione del caso.
"Il segno dell'untore" è un bel romanzo, interessante, di ottimo livello e con una ricostruzione storica fedele alla realtà.
Un breve riferimento al termine "untore"; in un'epoca in cui le conoscenze mediche erano assai vaghe e limitate, le cure pressocchè inesistenti o molto labili, si sviluppò una sorta di follia superstiziosa che attribuiva alla fosca figura dell'untore la responsabilità del propagarsi inesorabile del morbo pestifero. L'untore era un personaggio immaginario che ungeva, secondo il popolo, le porte dei poveri cristiani, provocandone la terribile "peste bubbonica"; la maggior parte delle persone moriva. Ciò condusse una gran parte di milanesi, accecati dall'ira, dal terrore e dalla follia ad uccidere i presunti colpevoli, che spesso altro non avevano fatto che appoggiarsi a un portone o spolverare la panca della chiesa.
Le Autorità per quanto non credessero in questa improbabile superstizione, non osarono mai sfidare o contraddire la folla inferocita e molte persone innocenti perirono in questa esplosione di follia omicida.
Ancora oggi nel linguaggio ordinario si denomina "untore" colui che essendo ammalato contagia volontariamente o non volendo gli altri. Un'altra curiosità di cui forse non tutti sono a conoscenza: lo sapete che i Monatti, cioè coloro che trasportavano i moribondi al lazzaretto, che bruciavano i morti e che erano in continuo contato con gli appestati si spalmavano il corpo di essenza di aglio fresco?
Pare che ciò fosse un potente farmaco per evitare il contagio della malattia. Quasi nessuno di loro si ammalò; nell'aria ammorbata dal tanfo pestifero anche loro avevano trovato un rimedio efficace...
Consiglio questo libro, che ho trovato piacevole, scorrevole e interessante agli amanti del genere storico.
Saluti.
Ginseng666
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