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Il delitto pefetto
Esiste il delitto perfetto? Non pochi autori del genere “giallo” hanno affrontato questa ardua prova, con risultati più o meno soddisfacenti, o credibili.
Piero Chiara, che non è possibile definire un autore di genere, ha voluto provarci, mettendo anche a frutto la lunga frequentazione degli ambienti giudiziari derivante dal suo lavoro e ne é uscita così, più che un romanzo, una presceneggiatura, perché lo scopo originale era di realizzare un adattamento televisivo, che poi si concretizzò nell’opera con lo stesso titolo trasmessa in cinque puntate nel 1970 dalla radio-televisione italiana e che ebbe grande successo.
Indubbiamente il fatto che sia stato scritto in funzione di uno spettacolo televisivo fa sì che in questo lavoro si avverta meno la mano felice dell’autore, così bravo a descrivere con sottile finezza gli ambienti di una certa provincia italiana negli anni del dopoguerra.
E in effetti la narrazione si presenta necessariamente schematica, pur non mancando la consueta abilità nel figurare i personaggi, ma con un tono più distaccato, quasi di cronaca giornalistica.
Come in tutti i gialli che si rispettano c’è il commissario di polizia, uomo accorto e capace, ma veritiero, e non un mostro di bravura. Proprio per questo appare più funzionale alla trama e finisce con il dare risalto all’abile piano architettato da un omicida di notevole intelligenza. Sì, perché l’enigma non viene sciolto neppure alla fine, tanto che il processo penale si concluderà con un’assoluzione per insufficienza di prove.
La lettura è veramente appassionante, perché poco a poco ci si lascia coinvolgere dallo stimolo pressante della ricerca della verità, a cui si viene indirizzati in modo mirabile. Tuttavia, quando si crede di aver fatta piena luce sulla vicenda, altrettanto razionalmente ci viene proposta una soluzione di uguale validità, a cui possiamo prestare anche fede, ma che viene a complicare terribilmente le cose, tanto che alla fine il verdetto assolutorio ci sembra la più logica delle conclusioni.
Ci si chiede: chi sarà il colpevole, o saranno entrambi colpevoli?
Non c’è risposta, e in questa sospensione, in questa tipica incertezza ritroviamo il Chiara autore di quei romanzi di provincia che terminano in modo non definitivo, come, per esempio, in “Vedrò Singapore?”.
Dimenticavo: è un opera che si legge in un fiato e che poi invece fa arrovellare il cervello, in un’impossibile ricerca della verità che, forse, nemmeno l’autore conosceva.